Murray vuole ritornare a giocare: “Non sento più dolore”

Andy Murray

Non è stata ancora scritta la parola “fine” nella carriera di Andy Murray: il campione britannico ha dichiarato che l’intervento chirurgico all’anca si è concluso positivamente e che spera di tornare in campo quest’estate. Se così accadesse, diventerebbe il primo giocatore professionista con una protesi di metallo all’anca, inserito mediante operazione a fine gennaio 2019. “Voglio continuare a giocare – ha dichiarato Murray durante un evento per uno sponsor a Londra -, l’avevo già detto in Australia. Il problema è che ancora non so se sia possibile. Però non ho più dolore all’anca, dopo tanto tempo. La riabilitazione è lenta, ma sta migliorando: devo solo aspettare e capire quali progressi ci saranno. Se sarà possibile, mi piacerebbe davvero tanto tornare a giocare”.

Prima degli Australian Open il dolore era così forte tanto che l’ex n. 1 del mondo aveva fatto capire che il suo ritiro sarebbe stato definitivo: tuttavia, già a partire dal rocambolesco primo turno perso contro lo spagnolo Roberto Bautista-Agut, aveva dato qualche spiraglio sulle possibilità di un suo ritorno in campo. La vera domanda è: Murray, campione di Wimbledon nel 2013 e nel 2016 (e campione, in quegli stessi campi, delle Olimpiadi 2012), riuscirà a tornare a competere in tempo per lo Slam londinese? Forse sì, ma dovrà accelerare il periodo di recupero mediante una intensa riabilitazione fisica.

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Murray non è certo il primo sportivo che si è fatto impiantare una protesi metallica all’anca per tornare a competere, come diversi giocatori di hockey su ghiaccio. Nel tennis il primo di tutto era stato la leggenda di doppio statunitense Bob Bryan, all’età di 40 anni. Andy Murray ha nove anni in meno di Bryan, ma è chiamato a competere nel singolare, dove la prestazione fisica deve essere eccellente per competere ad alti livelli.

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