La sospensione di Max Purcell per 18 mesi ha acceso un nuovo e acceso dibattito nel mondo del tennis. Il tennista australiano è stato sanzionato per aver ricevuto una infusione endovenosa di vitamine oltre il limite consentito di 100 ml, violazione riconducibile al regolamento antidoping. Una vicenda che ha sollevato dure critiche, soprattutto per il confronto con il recente caso di Jannik Sinner, sospeso per soli tre mesi dopo essere risultato positivo a una sostanza proibita.
L’episodio risale a dicembre 2023, quando Purcell si sottopose a un’infusione in una clinica a Bali. Secondo quanto ricostruito dall’International Tennis Integrity Agency (ITIA), il giocatore avrebbe chiesto allo staff della clinica di non conservare le ricevute e avrebbe successivamente cercato online informazioni per capire se l’infusione potesse costituire una violazione del regolamento antidoping. Nonostante i dubbi, tornò per una seconda somministrazione pochi giorni dopo.
Nel comunicato pubblicato sul proprio profilo Instagram, Purcell ha dichiarato di aver accettato la squalifica di 18 mesi, precisando che tutti i suoi test antidoping, incluso quello successivo all’episodio, sono risultati negativi. Ha raccontato come la vicenda abbia avuto un impatto devastante sulla sua salute mentale: “Non riuscivo a dormire, né a mangiare. Non ero più me stesso. Questa attesa mi ha logorato”, ha scritto.
L’entità della sanzione ha suscitato reazioni accese da parte di altri tennisti australiani, in particolare Nick Kyrgios e John Millman, che non hanno risparmiato critiche all’ITIA e al sistema di giustizia sportiva.
Kyrgios, in un post su X (ex Twitter), ha definito la decisione “ridicola”, aggiungendo ironicamente: “Vitamine? Possiamo giustificare questo? O possiamo finalmente ammettere che l’intero sistema è marcio?”
Più articolata la presa di posizione di Millman, che ha evidenziato le incongruenze nelle sanzioni antidoping. A suo dire, è “difficile da accettare che un giocatore venga sospeso per 18 mesi per un’infusione di vitamine, mentre altri atleti, trovati con sostanze proibite nel sangue, ricevano squalifiche molto più brevi.” In particolare, ha sottolineato il contrasto con il caso di Jannik Sinner, che ha ricevuto solo tre mesi di sospensione pur avendo ingerito una sostanza vietata.
“Non voglio puntare il dito contro nessuno”, ha affermato Millman in un’intervista televisiva, “ma il sistema sembra non trattare tutti i giocatori allo stesso modo. Sembra esserci un trattamento di favore per le stelle del circuito.”
Il caso Purcell ha riportato al centro del dibattito una questione annosa: la trasparenza e l’uniformità nell’applicazione delle sanzioni antidoping. Millman ha parlato di “regole poco chiare e applicate in modo arbitrario”, mentre molti osservatori ritengono che sia necessario un cambio strutturale nel modo in cui vengono gestiti i casi disciplinari nel tennis.
Il fatto che Purcell non avesse assunto una sostanza dopante, ma soltanto una quantità eccessiva di una soluzione vitaminica, rende la pena ancora più difficile da comprendere per molti colleghi. “Ci vuole coerenza, altrimenti si rischia di perdere la fiducia nel sistema”, ha sottolineato ancora Millman.
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