Giocare a tennis allunga la vita

Secondo uno studio coordinatao dalla Sydney Medical School e pubblicato dal British Journal of Sport Medicine sarebbe il tennis lo sport che più di tutti "allunga la vita", dimezzando il rischio di morte .

Buone notizie per maestri, presidenti di circolo (sempre alla ricerca di nuovi iscritti) e tutti quelli che gravitano intorno al mondo del tennis. Vuoi per lavoro; vuoi solo per hobby o passione. Dopo lo studio che analizzava i collegamenti tra il tennis ed il mal di schiena (sdoganando sostanzialmente lo sport con la racchetta) e quelli sulla lateralità infantile (trattata abilmente da preparatori atletici certificati sempre a supporto dell’azione dei maestri, sempre più formati ed aggiornati dalla FIT) arriva ora, direttamente dall’Australia un nuovo studio secondo il quale il tennis allungherebbe al vita. Si sa che lo sport fa bene. Ce lo dicono fin da bambini. Molti di noi hanno preferito mangiare junk food e guardare la tv o magari giocare alla PS, piuttosto che scendere in cortile a giocare con gli amici, andare in palestra, correre all’aria aperta. Non tutti gli sport e le attività fisiche in genere producono, tuttavia, gli stessi effetti sul corpo umano.

racchettone oversize per Richard Lerner. 99 anni il 18 agosto che dichiara "non posso correre come ero solito fare ma i mieri riflessi sono ancora buoni come quelli di cinuqant'anni fa!"
Racchettone oversize per Richard Lerner, 99 anni il 18 agosto, che dichiara “non posso correre come ero solito fare ma i mieri riflessi sono ancora buoni come quelli di cinuqant’anni fa!

I ricercatori della Sidney Medical School hanno analizzato undici diversi studi fatti tra il 1994 e il 2008 in Inghilterra e Scozia dall’ Health Survey for England e dallo Scottish Health Survey.  Su un campione di oltre 80 mila persone (43.705 donne e 36.601 uomini) di età media 52 anni che aveva descritto le proprie abitudini sportive: nuoto (lo sport più praticato. 13,4% del campione), ciclicsmo (praticato dal 9,9% dei monitorati), aerobica (6,4%), sport di racchetta (tennis, squash, badminton. 3,6%), lavori di casa pesanti, camminata, calcio e rugby (3,1%), corsa (5%). Ogni soggetto coinvolto è stato poi seguito per nove anni, periodo durante il quale ci sono state circa 10 mila morti. Esattamente 8790 di cui 1.909 per problemi cardiovascolari. Questi soggetti sono stati poi confrontati con chi lo sport non lo pratica

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Harold Lynn, 93 anni mentre gioca al Phipps Ocean Park di Palm beach una partita valida per la senior tennis league.

Lo studio, pubblicato martedi dal British Journal of Sport Medicine ha messo in evidenza che in generale, il rischio di morte è risultato minore nei soggetti che facevano attività sportiva. In particolare minore del 47% per chi praticava sport di racchetta, del 28% per i nuotatori, del 27% per chi pratica le attività aerobiche in palestra, danza compresa, e del 15% fra i ciclisti. Per quanto riguarda invece la morte per problemi cardiovascolari lo studio ha trovato un rischio minore, addirittura, del 56% per i tennisti, del 41% per i nuotatori e del 36% per chi pratica aerobica.  Nessun beneficio statisticamente significativo è stato trovato invece per chi corre o fa calcio. “Questi risultati, dico gli esperti, dimostrano che fare uno sport può avere grandi benefici per la salute pubblica  e possono aiutare i medici a spingere i pazienti verso una maggiore attività fisica.” 

Nicola Pietrangeli, 83 anni. Due Roland Garros e una coppa Davis in bacheca per lui
Nicola Pietrangeli, 83 anni. Due Roland Garros e una coppa Davis in bacheca per lui

Il segreto per una vita lunga ed in saluta sembrerebbe quindi risiedere in una racchetta da tennis! Del resto come ha dichiarato oggi, alla “Nazione”, Nicola Pietrangeli (83 anni, due Roland Garros, due Internazionali di Roma, una Davis……) “non mi stupisce, in Amrica si disputano tornei over 90. Non so se rendo l’idea! Anche se ci sono certi soggetti che esagerano e rischiano la salute. I sessantenni per perdere qualche etto giocano in tuta , a mezzogiorno, in pieno agosto. Pazzia pura!!”

Come ci conferma Gianfranco Beltrami, professore a contratto all’Università degli Studi di Parma e specialista in Medicina dello Sport: “ogni attività per dare benefici alla salute deve essere però praticata secondo criteri di periodicità ed intensità corretti.Vale a dire almeno due o tre ore alla settimana suddivisi in tre sedute settimanali con una intensità che non deve essere troppo blanda perché fa poco ma neanche esagerata perché può produrre sia radicali liberi (fattori pro-invecchiamento) che rischio di traumi e sovraccarico articolare.Una spiegazione di questa classifica potrebbe essere da cercare nel rischio di traumi di alcune discipline.”

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