Contro di te non gioco più!

Immaginiamo di prendere come periodo di riferimento l’ultima decade: 2010-2019.
Immaginiamo di voler scoprire se ci sono dei testa a testa che non hanno storia, dei testa a testa dove un tennista quando incontra “quel certo avversario” le prende sempre, ma sempre sempre.

Chi e cosa esce fuori?
Scopriamolo qui sotto.

Berdych vs Anderson 12-0
Djokovic vs Gasquet 11-0
Djokovic vs Monfils 11-0
Djokovic vs Troicki 11-0
Djokovic vs Chardy 10-0
Federer vs Kohlschreiber 10-0
Tsonga vs Kohlschreiber 10-0
Ferrer vs Fognini 10-0*

Questa è una statistica veramente interessante, perché ci fa scoprire come il gioco di alcuni tennisti riesca a distruggere il gioco dell’avversario, da un punto di vista tecnico, tattico, e alla fine anche mentale.

Partiamo da Berdych, fresco di ritiro.
In carriera ha sfidato 12 volte il sudafricano Anderson, portando a casa tutte le volte la vittoria.
La prima volta è stato nel lontano 2012, terzo turno degli Australian Open, mentre il loro ultimo rendez-vous è stato nel 2014, ai quarti di finale del Master di Parigi.

Il ceco ha sfidato Anderson su tutte le superfici, e il fatto che lo abbia battuto ci dice di come il gioco di Kevin non abbia mai trovato sbocchi significativi contro la regolarità di Tomas.

La vittoria più importante Berdych l’ha avuta probabilmente ai quarti di finale degli Indian Wells nel 2013, mentre la partita più combattuta è stata sicuramente quella al Roland Garros del 2012, quando si è imposto solo al quinto set, con il punteggio di 6-4.

Se guardiamo le statistiche di Djokovic, ci mettiamo le mani tra i capelli.
E forse anche i suoi avversari fanno lo stesso.

11-0 contro Gasquet, 11-0 contro Monfils, 11-0 contro Troicki, 10-0 contro Chardy.
A naso, come Nole sente suonare l’inno francese, entra in modalità “Ivan Drago – IO TI SPIEZZO IN DUE”.
32 partite giocate contro tre tennisti francesi di tutto rispetto, 32 vittorie.
Nel mezzo, un record di 11-0 contro il suo connazionale Troicki, così, tanto per.

Il tennis di Nole è snervante, perché il serbo è in grado di reggere per ore lunghi scambi, ha una difesa pazzesca che gli permette di arrivare ovunque, e l’avversario di turno deve fare gli straordinari per fare un punto.

Ne sa qualcosa Gasquet, che in due occasioni è stato quasi umiliato.
Mi riferisco ai sedicesimi di Shangai nel 2010, 6-1 6-1, e ai quarti a Montreal nel 2013, 6-1 6-2.

Ne sa qualcosa Monfils, stracciato anche lui in due occasioni, e sempre in terra canadese.
Montreal 2011, quarti di finale, 6-1 6-1; Toronto 2016, semifinale, 6-3 6-2.

Ne sa qualcosa anche Chardy, che a Roma nel 2010 si è preso un 6-1 6-1 al secondo round.

Poteva mancare Federer in questa speciale statistica?
Ovviamente no.
Chiaramente no.

Fate una telefonata a Kohlschreiber, e ditegli che dovrà giocare contro Federer, poi non vi stupite se vi sentirete sbattere il telefono in faccia.
10-0 il parziale negli ultimi 10 anni, 14-0 in carriera se torniamo con la mente fino al 2005.
Di questi 14 match ben 5 sono stati giocati su erba, e ben 4 di questi a Halle.

Se andiamo ancora un altro po’ nel dettaglio, scopriamo con un certo stupore che c’è anche una vittoria su terra: Montecarlo 2011, secondo round, 6-2 6-1 il risultato, nemmeno fosse Nadal a Parigi (si scherza, miei cari haters).

Ogni vittoria è importante, ma forse la più importante per Roger rimane quella del 2008, quando imponendosi in due set su Kohlschreiber vinse Halle.

In tempi recenti – è giusto dare anche credito al tedesco – Kohli ha alzato il suo livello e molte partite sono state portate al terzo set, e nel 2015, sempre ad Halle, primo round, Re Roger ha vinto solo grazie a due tie break.
Della serie, continua a provarci Philipp.

Ma non farlo contro Tsonga, perché anche lì troverai un muro.
10-0 anche in questo caso, che lascia poco spazio all’immaginazione.
La vittoria più significativa del francese è sicuramente quella di Wimbledon 2012, quarti di finale, mentre la più recente è del 2017, a Vienna, durante le semifinali.
Kohlschreiber ci prova, spesso arriva in fondo ai tornei, ma poi si trova di fronte giocatori imprevedibili che annullano il suo tennis.
Di nuovo, continua a provarci Philipp.

E quale poteva essere la degna conclusione di questo articolo, se non affrontare il tema Fognini?
Poteva mancare proprio lui?
No, of course, ma non per il motivo che speravate.

Ferrer vs Fognini: 10-0.
E Fabio tirerà un sospiro di sollievo ora che Ferru ha appeso la racchetta al chiodo.
Anche perché, a voler essere precisi, in due casi le sconfitte contro lo spagnolo sono equivalse a due sconfitte in finale, Buenos Aires 2014 e Rio 2015.

C’è molta terra rossa nei loro incontri, terreno d’elezione del ligure, ma anche su cemento il buon David ha fatto il suo, da rematore quale era, non mollando mai un colpo.
Fognini c’è andato vicino una volta a vincere, nel 2016 agli US Open, al secondo round, ma la partita è finita al quinto set con un 6-4 per Ferrer.

Ferrer, molto meno dotato di Fognini dal punto di vista tecnico, almeno il doppio più forte di lui dal punto di vista caratteriale e psicologico.

E siccome la testa è tutto in questo sport
Non bisogna mai mollare!

Ce lo ha insegnato Gerulaitis: “Nessuno può battermi 17 volte di seguito!”, disse, dopo essersi affermato su Connors nel 1979 per 7-5 6-2, con il parziale che vedeva Jimmy avanti 16-0.
Come dargli torto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* fonte: @enricomariariva via Twitter

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