Addio a Alexander Volkov, icona del tennis russo

Alexander Volkov è stato un’icona del tennis russo. E’ stato costretto a giocare con la mano sinistra a causa di una caduta in un burrone a soli 15 anni. Ma nella sfortuna, ha trovato la sua fortuna. Con un tennis d’attacco, preciso e penetrante ha colto una semifinale allo US Open 1993, persa contro Sampras. In carriera ha vinto tre titoli ATP, il primo a Milano contro il nostro Caratti. E’ riuscito ad arrivare al numero 14 del ranking nell’Agosto del 1993, proprio dopo quello splendido ed indimenticabile US Open.

Volkov era capace di lasciare senza fiato lo spettatore, con un tennis del tutto personale e fuori dal comune è riuscito a far fuori Edberg al primo turno dello US Open 1990 senza dargli la possibilità di capire cosa stesse succedendo. Il timing che aveva sulla palla era eccezionale, gli consentiva di dare alla pallina grande velocità e di generare uno stupore generale tra gli appassionati che si apprestavano a seguire l’incontro. Questa caratteristica importantissima sopperiva al suo fisico forse troppo leggero, ma che passava in secondo piano di fronte a tanto talento.

Oltre ad Edberg, ha battuto giocatori dal calibro di Yevgeny Kafelnikov ad Adelaide nel 1994 e Aaron Krickstein a Johannesburg nel 1992. Del resto, quando Alexander scendeva in campo poteva succedere di tutto, potevano arrivare vittorie inaspettate come sconfitte imprevedibili. Ma le vittorie sono arrivate anche fuori dal campo, ovvero quando seguiva il suo connazionale Marat Safin. E’ riuscito ad indirizzare il “folle” Marat verso due vittorie Slam, la prima nel suo caro US Open, nel 2014. La seconda è arrivata a Melbourne 2005, facendo capire al mondo tennistico di essere anche un grande allenatore.

Dopo questi grandi successi, è un po’ scomparso dai radar fino a ritornare prepotentemente in questi giorni, portando grande tristezza tra gli amanti del tennis che hanno avuto la fortuna di vederlo allora e non solo. Volkov si è spento ad appena 52 anni, lasciandoci senza fiato. Oriana Fallaci, in un suo splendido libro, parlava della vita paragonandola all’attraversamento di un palcoscenico, ed affermava: Il palcoscenico puoi attraversarlo più o meno alla svelta. Non conta il tempo che ci metti, conta il modo in cui lo attraversi. Quindi, l’importante è attraversarlo bene”.

Volkov ha attraversato il suo palcoscenico tra gli applausi e le urla degli spettatori, regalando perle indimenticabili. Ma ora che è calato il sipario, non ci resta che ricordare con un sorriso l’interpretazione del nostro protagonista, capace di rimane ancorato nei meandri dei nostri ricordi.

Luciano Nocera

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