Alcaraz-Djokovic: partite fantastiche e dove trovarle. Vince Nole dopo quasi 4 ore

3 ore e 49 minuti di gioco, forse la partita più bella dell'anno, per qualità di gioco e pathos. Djokovic annulla match point, rimonta Alcaraz, si prende la rivincita della finale di Wimbledon ed è campione del Masters 1000 di Cincinnati per la terza volta

“Difficile da descrivere, incredibile. Una delle partite più dure e divertenti che abbia mai giocato nella mia carriera”. Parole di Djokovic, e di partite non ne ha giocate poche. Dopo una finale di 3 ore e 49 minuti Novak Djokovic annulla match point, rimonta Carlos Alcaraz ed è campione del Masters 1000 di Cincinnati. Per Novak è il 39esimo titolo in un torneo di questa categoria, il 95esimo in totale e il terzo in Ohio. Per Carlos è la prima finale “1000” persa. È stata una delle partite più belle dell’anno, se non la più bella, per qualità di gioco, ma è così ogni volta che questi due si incontrano. È la rivincita della finale di Wimbledon, è di nuovo il meglio che il tennis può offrire attualmente a livello globale, e non solo perché sono il numero 1 ed il numero 2 della classifica mondiale.

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Sul 3-2 c’è il primo strappo, a favore di Nole, immediatamente ricucito da Carlitos. Djokovic diventa sempre più falloso, soprattutto con il rovescio, e i problemi con questo colpo andranno avanti per larga parte del match. Alcaraz dal canto suo sta sicuramente giocando meglio rispetto a tutte le precedenti partite di questa settimana e della scorsa a Toronto. Sul 5-5 c’è il break decisivo a favore dello spagnolo, e il primo set è suo.

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Le difficoltà di Djokovic aumentano, negli spostamenti, negli errori. Alcaraz fugge sul 3-1, e nel cambio campo del 3-2 Nole chiama fisioterapista e medico, confermando di non essere al 100%. L’allungo di Carlitos, viste anche le condizioni non ottimali del serbo, sembra poter fare calare i titoli di coda sull’incontro. Non impariamo mai, perché con Djokovic la sala non si abbandona. Sul 3-4, complice l’aiuto di Alcaraz, il 23 volte campione Slam, che sembra stare progressivamente sempre meglio, recupera il break di svantaggio. Si va al tie-break. Sul 5-6 Djokovic annulla un match point con una prima di servizio perfetta ed un dritto precisissimo, e sarà poi lui a chiudere il set, per 9 punti a 7.

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Il terzo set vale da solo il prezzo del biglietto che i fortunati spettatori del Centre Court di Cincinnati hanno pagato. Sembra possa succedere di tutto, e in effetti succede di tutto. Sembra che la partita non debba finire mai, e nessuno vuole che finisca. Scambi splendidi che, dopo più di 3 ore e mezza di gioco, non appaiono umanamente plausibili, doppio fallo di Djokovic sul match point a suo favore, crampi alla mano per Alcaraz nel tie-break decisivo, e due cervelli che andrebbero clonati. Alla fine vince Djokovic, un po’ perché forse meno stanco del suo avversario, un po’ per uno scambio clamoroso con il quale si è portato avanti 3 punti a 0 nel tie-break, un po’ perché nel tennis non c’è il pareggio. Le immagini finali di questo poema sono Djokovic che si strappa la maglia di dosso e le lacrime di Alcaraz. L’appuntamento è a Flushing Meadows, New York, per lo US Open. Ne vogliamo ancora. “Just can’t get enough”.

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