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Alcuni miti da sfatare sul rovescio

Che il rovescio ad una mano sia più elegante stilisticamente ed esteticamente in confronto a quello bimane, è un’opinione piuttosto diffusa ma non necessariamente la regola. Ci sono rovesci classici, naturali nella fase di preparazione e estremamente fluidi nella fase di esecuzione, come quelli di Federer, Gasquet, Almagro e Wawrinka; allo stesso modo, esistono casi di rovesci ad una mano più meccanici nel movimento e maggiormente lavorati in termini di timing ed impatto sulla palla. Eguale discorso si applica per i rovesci giocati con una presa bimane. Alcuni tra quelli a due mani sono piuttosto rudimentali e, seppur efficaci, non risultano propriamente impeccabili da un punto di vista estetico. Altri, tra cui quelli ad azione unita, sono molto apprezzabili da vedere.
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Agassi e Nalbandian, solo per fare due nomi di tennisti che in passato hanno mostrato potenzialità non indifferenti con questo fondamentale, sono nati e si sono formati tennisticamente esprimendo un gioco pulito grazie ad un’impostazione naturale del rovescio bimane.
L’apertura del rovescio eseguita da questi due celebri esponenti del tennis moderno, è piuttosto breve e sembra quasi non facciano fatica nel colpire la palla.

La grande differenza dei colpi la rende sempre il giusto timing; più la palla è colpita al centro del piattocorde con un certo anticipo, ad un’altezza che non superi il petto e che non sia inferiore al ginocchio, e maggiori saranno la velocità impressa e l’efficacia prodotta. Queste caratteristiche erano nelle corde di Agassi e di Nalbandian i quali, non solo godevano di un movimento fluido del rovescio bimane, ma erano anche in grado di trovare accelerazioni notevoli con questo fondamentale.

Un’altra leggenda comune, del tutto discutibile, è quella secondo la quale i rovesci moderni risultino più potenti rispetto a quelli ad una mano. Basti guardare dal vivo dei traccianti lungolinea di Gasquet, Kohlschreiber e Almagro per rendersi conto quanto il rovescio ad una mano possa risultare devastante e, non di rado, più veloce di uno a due mani.

Facendo alcune comparazioni, è impensabile che un giocatore come Gasquet abbia un servizio superiore a quello di Isner o di Roddick; allo stesso modo, è totalmente scorretto affermare che entrambi i rovesci bimani dei due americani siano più veloci e produttivi di quello classico ad una mano del transalpino. Grandi campioni come Roddick e Hewitt, ad esempio, pur giocando il rovescio bimane, hanno sempre incontrato notevoli difficoltà nel trovare vincenti con questo colpo, tant’è che entrambi, durante gli scambi da fondo campo, hanno adottato spesso e volentieri soluzioni alternative come il back spin (nel caso di Roddick) e giocate difensive tra le quali il lob e i colpi in corsa (nel caso di Hewitt).

I rovesci di giocatori come Roddick, Hewitt, Isner, Ferrer, Fognini hanno finalità diverse rispetto a quelli di Agassi, Safin, Davydenko, Nalbandian, Murray e Djokovic. Mentre i primi lo sfruttano per trarne solidità e maggiore abilità difensiva, i secondi lo utilizzano non solo per palleggiare, ma anche per attaccare ed, eventualmente, per vincere il punto. I rovesci a due mani di Roddick e di Hewitt si differenziano nettamente da quelli di giocatori come Wawrinka, Kohlschreiber, Gasquet e Almagro, ai quali basta un solo braccio per lasciar partire dalle corde degli autentici proiettili.
Discorso a parte vale per il tennis femminile dal momento che il 99% delle giocatrici attuali esegue il rovescio bimane. Eccezion fatta per Roberta Vinci, Francesca Schiavone e Carla Suarez Navarro, le migliori tenniste al mondo sono impostate con la tecnica del rovescio a due mani. Attualmente le prime dieci tenniste al mondo giocano tutte il rovescio con una presa bimane, a dimostrazione di quanto il tennis si sia evoluto e di quanto, almeno nel circuito femminile, questo fondamentale faccia la differenza su tutte le superfici.

Federico Bazan

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