Alexander Zverev torna a Roland Garros con un bagaglio di emozioni contrastanti e una preparazione tutt’altro che ideale. Dopo la finale persa nel 2023 contro Carlos Alcaraz, il tedesco si presenta a Parigi reduce da una stagione sulla terra battuta piuttosto deludente, salvata solo dalla vittoria a Monaco. Ma l’entusiasmo non manca: “Non vedo l’ora di iniziare questo torneo e di cogliere questa nuova opportunità, soprattutto dopo l’Australian Open”, ha dichiarato alla stampa alla vigilia del debutto.
L’arrivo a Parigi non è stato dei più semplici. Durante il volo da Amburgo, Zverev ha vissuto un momento da incubo: “Eravamo con Lehecka e Nakashima, ci ha colpiti un fulmine e abbiamo dovuto fare un atterraggio d’emergenza”. L’incidente ha ritardato il viaggio e costretto l’atleta a volare di notte, atterrando nella capitale francese alle 3 del mattino: “È stata la prima volta che mi colpiva un fulmine. Incredibile”, ha raccontato con un misto di stupore e ironia.
La mente di Zverev è inevitabilmente tornata al 2024, quando fu sorteggiato contro Rafael Nadal al primo turno: un incubo per qualsiasi giocatore, ma ancora di più al Roland Garros. “Quando giochi sul Philippe Chatrier contro Rafa, affronti il tennista più rispettato e temuto del circuito. È la sfida più dura nel tennis. Puoi affrontare un altro mancino, ma non qualcuno che ha vinto qui 14 volte”. Quest’anno l’assenza del campione spagnolo si farà sentire, e l’omaggio previsto per lui sarà uno dei momenti più emozionanti del torneo.
Zverev sa bene quanto sia cruciale partire col piede giusto: “Il primo match sarà fondamentale. Il Roland Garros non è come gli altri tornei: è uno Slam, si gioca al meglio dei cinque set, e quindi la preparazione fisica conta moltissimo”. Ricorda come lo scorso anno anche Alcaraz fosse arrivato a Parigi in una condizione non ottimale, salvo poi trovare la forma proprio durante il torneo: “Non dico che succederà anche a me, ma lo spero. È questo il tipo di sviluppo che auspico”.
Zverev ha anche riflettuto sul peso dei cosiddetti Big Three – Federer, Nadal e Djokovic – nella sua carriera. “Avrei preferito non aver giocato contro i tre migliori giocatori della storia del tennis durante i primi dieci anni della mia carriera, perché penso che avrei potuto vincere uno o due Slam e forse anche qualche altro torneo”, ha ammesso. Una dichiarazione sincera, che racchiude la frustrazione di un’intera generazione di tennisti schiacciata da giganti.
Eppure, lo stesso Zverev non rinnega il privilegio di averli affrontati: “È stato anche un onore. Novak, per esempio, quando è in forma e motivato, è ancora uno dei più grandi”. Riflettendo sulla competizione odierna, ha sottolineato come oggi emergere tra i primi 50 o 100 sia più difficile, ma anche più aperto: “Tutti hanno una chance. Anche chi è fuori dai primi 30 può arrivare in top 10, lo abbiamo visto spesso quest’anno”.
Con la speranza di trovare presto il suo miglior tennis, Zverev si appresta ad affrontare un Roland Garros che potrebbe rappresentare un crocevia della sua carriera. Dopo anni passati a inseguire un grande titolo, ora più che mai ha bisogno di concretezza, fortuna e, soprattutto, continuità. L’assenza dei mostri sacri e un tabellone che potrebbe aprirsi sono variabili da sfruttare. “Spero di avere la mia occasione”, ha detto. Parigi lo aspetta.
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