Tanti auguri “MadDog”

Oggi compie gli anni uno dei tennisti meno convenzionali del circuito: tanti auguri Alexander Dolgopolov

Era il 7 novembre 1988 quando a Kiev nasceva un ragazzino proveniente da una famiglia molto legata allo sport: il padre era un tennista e allenatore, in passato aveva collaborato anche con Andrej Medvedev, la madre invece è stata una ginnasta di discreto livello: il suo nome è Oleksandr Oleksandrovic Dolgopolov (che diventerà poi Alexandr Alexandrovic Dolgopolov per non avere lo stesso nome del padre).

Dagli inizi al professionismo

Dolgopolov inizia a giocare a tennis alla tenerissima età di 3 anni, ad allenarlo è proprio il padre. Da piccolo andava a vedere molti tornei di tennis in tutto il mondo, e ciò l’ha legato ancora di più al mondo del tennis, che in men che non si dica diventa il suo mondo. Nel 2006 fa il suo debutto nel circuito maggiore al torneo di Bucarest dove però, dopo aver superato le qualificazioni, perde al primo turno del tabellone principale.

Alexandr Dolgopolov of Ukraine raises hi

2009 e 2010: i primi successi nel circuito

Nel 2009 vince tre tornei minori e  soprattutto la prima partita a livello ATP, battendo l’americano Ginepri nel primo turno del torneo di S. Pietroburgo; questi piccoli risultati che l’ucraino stava raggiungendo sono stati basilari per il proseguo della sua carriera: infatti, come dichiarerà egli stesso in un’intervista qualche anno dopo, all’inizio non aveva abbastanza soldi per poter viaggiare continuamente con il circuito, e neanche quelli per potersi permettere uno staff al seguito; per questo, doveva fare ritorno a Kiev dopo ogni torneo per poter guadagnare soldi e rimettersi cosi in viaggio.

I primi risultati rilevanti arrivano l’anno successivo, quando raggiunge per la prima volta un terzo turno slam (parliamo del Roland Garros). Anche l’erba gli regala delle soddisfazioni, come la semifinale centrata nel torneo di Birmingham. Il fine di stagione è altrettanto positivo, con altri tre quarti di finale centrati. L’anno si conclude con l’ingresso dell’ucraino nella top 50, dopo aver scalato più di 80 posizioni della classifica mondiale

2011 e 2012: un breve periodo “d’oro”

Il 2011 è un anno di svolta per il tennista di Kiev, che conquista il suo primo titolo sulla terra di Umago, raggiunge i suoi primi quarti di uno slam agli Australian Open (dove batte la testa di serie numero 4 Soderling e perde da Murray), e la finale a San Paolo, oltre ad altre tre semifinali. Da notare anche il primo titolo di doppio ad Indian Wells in coppia con Malisse: nel loro cammino battono anche i gemelli Bryan e la coppia da oro olimpico Federer/Wawrinka.

dolgopolov

Il 2012 è un anno altrettanto positivo: conquista il suo secondo torneo a Washington battendo in finale Tommy Haas, e raggiunge la finale in altre due occasioni (Brisbane e Valencia).

2013, 2014 e 2015: l’inizio della fine

Il 2013, invece, segna l’inizio di un declino: il miglior piazzamento è la semifinale a Winstom-Salem, e gli altri quattro quarti di finale conquistati nell’anno non riescono a rimarginare le numerose sconfitte: questo gli fa concludere l’anno fuori dai primi 50 per la prima volta dal 2009.

Il 2014 sembra un anno positivo per Dolgopolov: raggiunge un’altra finale (Rio de Janeiro), e la settimana successiva la semifinale ad Acapulco. Anche l’accoppiata americana Indian Wells-Miami gli da buoni risultati: la semifinale nel primo, e i quarti nel secondo.  Ma le brutte notizie arrivano verso la fine di luglio: infatti, durante la sua partita di terzo turno ad Amburgo contro Kamke, si procura un infortunio al ginocchio che lo terrà fuori dal circuito fino a settembre. Tornerà a Tokyo, quando verrà sconfitto da Sock al primo turno.

«Sono davvero spiacente di dover annunciare che mi sono infortunato al ginocchio ad Amburgo. Ho bisogno di 4-6 settimane per recuperare e per questo non potrò partecipare ai tornei di Umago, a quelli nordamericani e ai playoff di Davis Cup» Ha dichiarato il tennista ucraino alla fine del match ad Amburgo.

Il 2015 dell’ucraino inizia ancora condizionato dal ginocchio infortunato: infatti, durante un torneo d’esibizione ad inizio anno, il tennista di Kiev ha accusato ancora un dolore. «E’ il mio ginocchio destro, quello al quale mi sono operato lo scorso anno ed ha cominciato a farmi male di nuovo. Il ginocchio è bloccato, farò dei controlli e spero davvero di poter giocare ma non sono sicuro di riuscirci».

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Dolgopolov inizia l’anno a Brisbane,, dove raggiunge il secondo turno. Agli Australian Open esce al primo turno, in un match nel quale si nota che non è ancora in forma perfetta. L’ucraino non gioca fino ad Indian Wells, dove esce al terzo turno per mano di Raonic.

A Miami ha giocato un buonissimo torneo, raggiungendo il quarto turno. Ha vinto il primo turno in scioltezza per 64 62 su Berankis; ha poi superato per 75 al terzo la testa di serie 16 Tommy Robredo. Dopo aver battuto Bellucci, ha tenuto sotto scacco il numero uno del mondo Novak Djokovic per un set e mezzo: l’ucraino era infatti in vantaggio per 76 41 prima di sopperire al ritorno di Djokovic e subire un parziale di 11 giochi a 1.

Da questo momento, ci vorrà un bel po’ per vedere un bel torneo del giocatore dell’est europeo: riesce a sconfiggere Nadal al Queen’s al primo turno (per poi perdere con Garcia Lopez al successivo), e poi raggiunge le semifinali di Birmingham prima di perdere 75 al terzo contro Sam Querrey.

Di lì in poi, di nuovo vuoto fino a Cincinnati: in Ohio riesce a spingersi fino alle semifinali, dove si piega solo per 64 67(5) 26 al numero uno del mondo Novak Djokovic. Da questo momento, vincerà solo una partita, ossia il primo turno di Parigi Bercy.

Finirà l’anno da numero 36 al mondo, senza però convincere.

Un 2016 con più infamia che gloria

Neanche il 2016 è stato l’anno della svolta: ancora una volta l’ucraino è tormentato dai problemi fisici, e quando è in campo non riesce a convincere, riviviamo il suo anno:

Come molti, l’ucraino inizia l’anno in Australia, conquistando i quarti di Sydney e un secondo turno agli Australian Open, dove perde 36 57 16 contro Roger Federer.

Dolgopolov vola poi in Sud America per continuare l’anno e, seppur partendo in sordina, riesce a giocare buoni tornei: infatti, dopo il primo turno a Buenos Aires, conquista prima i quarti di Rio de Janeiro, dov’è costretto al ritiro con Nadal, e poi le semifinali di Acapulco, dove si piega solo 63 al terzo contro Bernard Tomic.

Indian Wells e Miami non sono esattamente tornei positivi: in entrambi perde al terzo turno, prima da Gasquet e poi da Nishikori (che lo distrugge per 62 62).

La terra non gli porta grandi successi: dopo i quarti di Barcellona, il rendimento dell’ucraino va a scendere, perdendo al secondo turno di Madrid e al primo di Roma.

La stagione sull’erba, che dovrebbe adattarsi di più al gioco del nativo di Kiev, non porta (decisamente) i risultati sperati: i quarti di Nottingham e il secondo turno di Wimbledon non rispecchiano di certo le aspettative di questo giocatore sulla sua superficie preferita.

Alexandr Dolgopolov falls to Gilles Muller in Nottingham.

La tournée americana, con cui ha chiuso la propria stagione, è decisamente da dimenticare: primi turni a Toronto, Los Cabos, Cincinnati e U.S. Open, secondo ad Atlanta e terzo a Washington. Decisamente una stagione deludente

 

Ma ciò che contraddistingue maggiormente Dolgopolov dagli altri giocatori del circuito è lo stile di gioco molto particolare: diversamente da come giocano la maggior parte dei tennisti attuali, cioè spingendo da fondo avvicinandosi poco alla rete (un gioco molto fisico, per così dire), Dolgopolov preferisce giocare di fino, con palle tagliate e diverse, con molti serve and volley e cercando la via della rete appena possibile. Questo modo di porsi è però un’arma a doppio taglio: può essere molto utile a spiazzare l’avversario o a non farlo giocare ed entrare in partita, ma se il servizio non funziona alla perfezione e il tocco non è preciso, si rischia pesantemente di perdere velocemente la partita.

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