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Andy Murray, come lo scozzese tenace ha conquistato il mondo

“E’ STATO DIFFICILISSIMO”- Si , è stato difficilissimo. Detronizzare Novak Djokovic, il numero 1 più dominante di sempre, è stata una vera impresa. Eppure il coriaceo britannico , ultimo dei Big Four a sedere sul trono dell’Atp , aveva cominciato il 2016 nel solco dell’anno appena conclusosi. Ancora una volta, a Melbourne, era arrivata la sconfitta in una finale Slam. Era la nona cui  accedeva, e di queste solo due lo avevano visto uscire vittorioso dal campo. Andy , comunque, ci ha creduto sempre più. La parentesi americana di primavera, con due precoci uscite a Indian Wells e Miami, è stata presto dimenticata. E’ arrivata la stagione sul rosso, siamo a maggio e sono ancora 9000 i punti che separano Murray dalla cima . Tuttavia, è proprio in questo periodo che i  valori ricominciano a riequilibrarsi. Nole è sempre al Top, ma più umano, dopo la sconfitta a Monte Carlo con Vesely. Andy è a ruota e dopo la semifinale nel Principato arrivano la vittoria di Roma e la finale del Roland Garros. Eccolo, è questo il momento chiave della stagione.


INIZIA  LA LUNGA RINCORSA-  Il trionfo parigino di Djoker segna il punto più alto del suo 2016 e , forse, della sua intera carriera.  Eppure è qui che ha inizio la  sua parabola discendente. Non importa come, non importa il perchè del repentino declino del serbo, ciò che conta è che  Andy è lì, pronto.   Il britannico tenace avverte il momento e, con Ivan Lendl a guidarlo,  si fa via via più feroce nella sua caccia. Arriva per lui la decima finale in un Major, stavolta il bersaglio è centrato.  Terzo titolo Slam, il secondo nei Championships londinesi. Poi, la lunga estate.  Nole esce dalle Olimpiadi tra le lacrime; Andy le conclude con l’oro al collo e l’Union Jack sulle spalle. Il serbo tenta ancora una strenua resistenza, giocando e vincendo a Toronto. Ma sono troppi i punti da difendere e troppi, ormai,  quelli lasciati per strada. Nonostante l’infelice quarto di finale raccolto a New York, il ragazzo di Dunblane  è sempre più convinto delle sue possibilità e sempre più vicino. Giunge l’autunno e con esso una serie di successi incredibile. Sono più di sessanta i match giocati da Andy dall’inizio della stagione, ma non vi è stanchezza, semmai ancor più grande vigoria e determinazione. Vittoria a Pechino, a Shangai, nel 500 di Vienna e a Parigi-Bercy. Infine, il trionfo alle Finals. Una vittoria semplice, tutto sommato. Dopo ottantasette incontri e una rincorsa  memorabile, il numero 1 è finalmente suo, giusto premio per un uomo e un atleta, prima ancora che un tennista, di caratura eccezionale. L’anno che verrà lo vedrà, con ogni probabilità, protagonista e quasi certo dominatore del circuito.  Il lavoro durissimo di preparazione è già in corso, manca ormai poco al 2017. Andy sarà  ancor più solido e pronto a difendere , con tutti i mezzi, ciò che ha conquistato. La vetta ora è sua; l’ultimo dei Big Four è arrivato là dove doveva essere. E nessuno, per ora, sembra in grado di fermarlo.

Piera Camerlingo

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