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ATP – A Tokyo e Pechino con Londra nel mirino

Con l’inizio contemporaneo dei due 500 orientali, il circuito ATP entra nel vivo dell’ultima tappa di un 2017 a suo modo rivoluzionario. Anche se ai primi due posti della Race to London ci sono i già qualificati Nadal e Federer, ovvero i tennisti con il maggior numero di slam vinti in singolare (rispettivamente 16 e 19) e quindi indicarli come novità suonerebbe quantomeno strano, è bene ricordare che alle Nitto ATP Finals della capitale britannica saranno sicuramente assenti almeno sei dei protagonisti della passata edizione (Murray, Djokovic, Wawrinka, Raonic, Monfils e Thiem) e gli unici due che garantirebbero continuità (Thiem e Cilic) ancora non hanno la garanzia di esserci.

È vero, resta tuttora in dubbio la posizione di Murray che, almeno ufficialmente, non ha annunciato il ritiro per tutto il resto della stagione (“Salterò Pechno e Shanghai” ha detto) ma, anche nel caso rientrasse prima della fine del 2017, la sua attuale posizione di classifica e l’enorme quantitativo di punti in scadenza gli impedirebbe comunque di essere a Londra per difendere il titolo conquistato nel 2016.

Ecco allora che, dopo l’aperitivo di Chengdu e Shenzhen, la tensione (e i punti in palio) inizia a salire con la seconda settimana in Estremo Oriente che vede quasi tutti i migliori impegnati a Tokyo e Pechino. In Giappone i primi due della lista sono proprio Cilic (1) e Thiem (2), peraltro gli unici Top-10 in gara, seguiti a ruota dal rientrante Raonic e dal vincitore di Shenzhen Goffin; il quinto favorito è Anderson mentre Querrey, sesto, è l’ultimo di quelli ancora ragionevolmente in corsa per Londra. Anzi, più che ragionevolmente in quanto al momento attuale lo statunitense sarebbe solo 10° nella Race ma, considerando l’assenza di Wawrinka e Djokovic, è in realtà dentro i primi otto e, rispetto a tutti gli altri contendenti, non avrà praticamente nulla da scartare (appena 10 punti) da qui al Masters.

A Pechino invece i Top-10 saranno addirittura quattro: Nadal, Zverev, Dimitrov e Carreño Busta mentre le altre quattro teste di serie (Bautista Agut, Isner, Berdych e Kyrgios) hanno ancora, chi più chi meno, lo sguardo rivolto a Londra. Ci sono ancora troppi punti in palio per fare una previsione attendibile su ciò che succederà da qui alle Nitto Finals ma la lotta per almeno tre dei sei posti ancora vacanti è davvero molto aperta.

Premesso che era pressoché impossibile ipotizzare il tracollo contemporaneo dei due dominatori del 2016 (Murray e Djokovic) così come sembrava fantatennis ritenere Nadal e, ancora di più, Federer capaci di un rientro del genere, e quindi stralciando dal discorso generale i dominatori dell’ultimo decennio, che stagione è stata quella che sta apprestandosi alla volata finale? Crediamo, nonostante tutto, sia stato un anno in cui si sono poste le basi del futuro che verrà, con un rappresentante della prossima generazione, ovvero Alexander Zverev, in cerca di continuità agli altissimi livelli ma già in grado di affermarsi contro i primi della classe e in tornei di un certo rilievo (Roma e Montreal) e con uno della cosiddetta “generazione perduta”, Grigor Dimitrov, che potrebbe essersi finalmente sbloccato (vincendo a Cincinnati) e iniziare a raccogliere ciò che il suo innato talento suggerisce.

Fanno parte di quest’ultima leva anche il regolarissimo Carreño Busta, il canadese Raonic, condizionato dagli infortuni e quasi mai in grado di poter esprimere tutto il suo potenziale, e il belga Goffin (ottimamente ripresosi dall’infausto scivolone di Parigi), mentre appartengono a quella successiva Thiem e Kyrgios. L’austriaco è ancora vittima di una programmazione che ricorda da vicino quella a volte dissennata di Davydenko e la quantità, pur pagando in termini di punti, non giova alla crescita tecnica di un giocatore che, lontano dalla terra, è tuttora fin troppo vulnerabile. Dell’australiano invece potremo dire qualcosa di più attendibile quando (magari con l’aiuto del nuovo coach Grosjean) avrà deciso cosa vuole fare da grande. Potenzialmente Nick Kyrgios non è inferiore a nessuno e non è un caso che, nei confronti diretti con gli altri attuali Top-20, abbia un bilancio complessivo di 27 vittorie e 31 sconfitte, che diventa addirittura 14-9 se prendiamo in esame solo i primi dieci (in quanto a pesare sulla statistica è soprattutto lo 0-8 complessivo con Murray e Nishikori), ma perché questa potenzialità si trasformi in qualcosa di concreto c’è bisogno che l’australiano prenda sempre sul serio l’attività di tennista.

Per finire, siamo solo ai primi fatui fuochi di un finale di stagione che si prospetta terra di conquista per chi già ha dominato la stagione (Nadal e Federer) ma, nelle pieghe dei diversi appuntamenti in calendario, ci sarà posto anche per chi cercherà un posto al sole, anzi meglio alla luce dei fari della O2 Arena di Londra. Provando a sbirciare nella sfera magica, azzardiamo un pronostico: insieme a Rafa (che probabilmente metterà in cassaforte la prima posizione mondiale ancor prima di arrivare in Inghilterra) e Roger (che invece punterà a tornare maestro dei maestri, e sarebbe la settima volta), saranno a Londra quasi certamente Zverev e Thiem mentre per gli altri quattro posti vediamo favoriti Dimitrov, Cilic, Anderson e uno tra Querrey e Goffin, con il belga avanti di mezza imbarcazione; se dovesse farcela lo statunitense, ci troveremmo un Masters con quattro debuttanti assoluti. Ma è presto, queste sono solo congetture facilmente smentibili dai fatti.

Peppe Nacca

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