Chiunque, in buona salute mentale, non preveda una vittoria piuttosto facile  per Novak Djokovic al master di Londra, sarebbe considerato nella migliore delle ipotesi alla stregua di un visionario.
Il serbo è oggettivamente ingiocabile. Le due settimane asiatiche non hanno lasciano alcun dubbio sulla materia. Il problema è semmai ipotizzare scenari “altri”, che in qualche misura dipendano sempre dalle condizioni del numero uno al mondo. Spieghiamoci.

Intanto l’incognita Roger Federer. Potrà dire la sua, certamente, almeno per un posto in finale, sicuramente in semifinale, diversamente sarebbe una Caporetto per lui. Del resto si sta preparando con cura, nascosto dai riflettori e c’è da scommettere che potrà tentare di mischiare le carte al serbo in modo da mandarlo in confusione. La possiamo definire l’ipotesi più fascinosa e romantica, non certo però la più autorevole.

Un gradino sopra la “chance Federer” c’è quella David Ferrer. L’unico, anche guardando a come sta muovendosi lo spagnolo ora, in grado di stare al passo del serbo sul piano della corsa. Davvero l’unico cioè che rimandando “di là” qualche palla in più, potrebbe (diciamo col condizionale in bella evidenza) mettere qualche tarlo nella testa di Nole.

Saliamo di un gradino. Stan “the man” Wawrinka”. Non c’è un nome più scontato anche qui, nel ruolo di guastafeste. Ha davvero rotto le uova nel paniere serbo, perché senza quel torneo da marziano al Rolando, oggi staremmo riempiendo il web di articoli su Nole Djokovic come Rod Laver. E ci siamo andati davvero vicini. Stan gioca bene, non è esattamente a suo agio indoor come lo è all’aperto, va detto. Lo svizzero è un giocatore istintivo, deciso, ma che vive di emozioni e talento, guizzi e carica nervosa che il pubblico, il vento, l’aria che si muove, la luce che cambia, gli danno. Un carburante naturale. Non ha mai particolarmente brillato nelle sue precedenti partecipazioni e questo potrebbe essere un motivo in più per riscattarsi. Vedremo.

 

Ma l’ipotesi più accorsata da queste parti è quella che porta il nome di Andy Murray. La croce di Sant’Andrea sul tetto di Londra. Questo l’unico vero motivo per portare il numero 2 del ranking ATP a vincere un torneo sulle ali dell’entusiasmo. Gli inglesi, si sa, lo amano come Indro Montanelli amava la DC. Fatti salvi i convenevoli storico-tennistici, però, Murray è oggettivamente l’uomo giusto al momento giusto. Alzare quella coppa significherebbe svoltare una stagione che, al netto della seconda piazza mondiale ottenuta più per demeriti di Roger che per meriti suoi, è negativa. La superficie si adatta ai suoi riflessi e alla sua risposta. Ha qualcosa in più del serbo al servizio e il fattore “campo”, come detto, può diventare decisivo.

Per chiudere: Berdych, Nishikori, Nadal. No, lasciamo stare, non c’è speranza per loro, non vediamo come possano infilarsi dentro questa battaglia per “non arrivare al secondo posto”. Nessuno di loro ha impensierito Nole in questo 2015, Nadal soprattutto e questa superficie non lo aiuta di certo. Ma se volete scommettere e vincere più del normale, leggete questo articolo al contrario!

Alberto Maiale

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