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ATP Shanghai: la finale sarà Federer – Nadal

Centrale gremito per la seconda semifinale dello Shanghai Rolex Masters, in cui si sono sfidati per la terza volta nel 2017 Roger Federer e Juan Martin del Potro: prima di oggi, una vittoria a testa, di cui la più prestigiosa è stata sicuramente quella dei quarti degli US open vinta dall’argentino in quattro set. È necessario premettere che il match è stato a rischio fino a qualche minuto prima dell’inizio, dato che il polso dell’argentino non era in condizioni ottimali per l’infortunio nel match di ieri. Comunque, si è giocato, e che gioia per gli appassionati dell’amato gioco.

CHE INTENSITÀ, E CHE DELPO! – Primo set che ha annullato tutte le preoccupazioni che c’erano prima della partita sulle condizioni di Del Potro; l’argentino ha servito dodici ace nei primi sette turni di battuta, che equivale a dire che è come se fosse partito per sette volte da un “+30” rispetto a Federer; con buona pace del polso, su cui Juan Martin ha cosparso una buona dose di talco per abbassare la sudorazione in quella zona. DelPo sembrava comunque avere una corsa decisamente più pesante rispetto allo svizzero, che pareva invece andare sul velluto. Nonostante ciò, la Torre di Tandil ha trovato il break decisivo grazie ad un grande sesto game, in cui ha lasciato il basilese a quindici sul proprio turno di battuta. Da quel momento, parziale di dodici punti a quattro per il tennista biancoceleste. In meno di quaranta minuti, primo set che si è quindi concluso con un netto 6-3 a favore di Del Potro.

IL SESTO GAME… Secondo parziale in cui le cose sono cambiate anche e soprattutto a causa di un incredibile sesto gioco da quindici minuti; sul 3-2 per Federer, si sono infatti viste delle situazioni che gli appassionati di tennis ricorderanno. Ma andiamo con ordine: fino a quel gioco, l’argentino era stato incisivo sulle prime di servizio, e nonostante la frustrazione anche Federer aveva tenuto piuttosto agevolmente la battuta. A quel punto, si è giocato un game che ha visto ben cinque palle-break per Roger e zero palle del game per DelPo, che comunque aveva annullato tutte le palle del 4-2 (fino alla quinta) con dei punti a dir poco rocamboleschi. Dopo l’ennesima palla break sprecata, un torpiloquioso Federer ha scagliato con rabbia e nervosismo la pallina dall’altra parte del campo, per poi tornare in sé e scusarsi immediatamente. Al di là della rete, DelPo si e lamentato polemizzando con l’arbitro per il rumore dei tifosi tra la prima e la seconda di servizio, perdendo parte della concentrazione. Roger, dopo appunto cinque occasioni, ha comunque trovato il break che lo ha mandato 4-2, con un DelPo ancora stizzito che nel game successivo in risposta guardava più il giudice di sedia che Federer. Il tennista di Tandil, sotto 2-5, è ad ogni modo riuscito ad annullare due palle break (che corrispondevano anche a due set point) sul proprio turno di battuta, ma ha comunque perso il set nel gioco successivo in cui il rossocrociato non ha concesso neanche un punto.

SARÀ FEDAL – È stato dunque il terzo set a decidere il secondo finalista del Masters 1000 di Shanghai, che nei precedenti per tre volte aveva vinto Roger e per altre tre Juan Martin. Dopo due game interlocutori, in cui entrambi hanno tenuto il servizio, DelPo ha commesso quattro errori non forzati col rovescio sulla sua battuta: Federer, allora, è passato in vantaggio di un break, in una situazione in cui l’argentino sembrava non essere riuscito ad uscire totalmente dal “tunnel della polemica” in cui era entrato nel set precedente. Lo svizzero, a quel punto, ha totalmente ritrovato i suoi colpi, con discese a rete, dritti, palle corte, e soprattutto la prima di servizio mentre DelPo sembrava solo poter assistere impotentemente, anche sfavorito da qualche nastro. Ed è stata proprio l’incognita della rete a regalare la finale a Federer: sul 5-3 e vantaggio esterno, con la torre di Tandil al servizio, il nastro ha deciso che il colpo di Del Potro, arrivato dopo un lunghissimo scambio, uscisse, e mandasse così Federer in finale. Ad aspettarlo domani, manco a dirlo, c’è Rafael Nadal.

Jacopo Crivellari

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