Carlos Alcaraz è arrivato a Madrid con il sogno di lottare per il suo terzo titolo al Mutua Madrid Open, ma la sua presenza nel torneo resta in bilico. Il giovane fenomeno spagnolo, attualmente numero tre del mondo, si trova nella capitale da alcuni giorni, impegnato tra eventi promozionali e la presentazione del suo documentario Netflix, ma ancora nessun allenamento ufficiale alla Caja Mágica.
Il motivo è un fastidio all’adduttore destro, accusato durante la recente finale dell’ATP 500 di Barcellona, persa contro Holger Rune. Dopo l’incontro, Alcaraz si è sottoposto a esami medici per chiarire l’entità del problema, ma i risultati tardano ad arrivare, alimentando l’incertezza.
Nonostante lo stop, Alcaraz si è mostrato positivo davanti ai microfoni: “Fisicamente mi sento bene. Ho fatto degli accertamenti e vedremo cosa diranno i risultati. Sono abituato a giocare con qualche fastidio, dunque speriamo di potermi godere il Madrid Open”. Il campione di El Palmar ha però anche sottolineato la sua intenzione di non ripetere errori del passato: un chiaro riferimento alla scorsa edizione del torneo, quando, pur acciaccato, forzò la partecipazione, subendo poi le conseguenze fino al Roland Garros.
La decisione finale sulla sua partecipazione verrà presa nelle prossime ore, dopo l’analisi degli esami e un eventuale test sul campo. Se tutto andrà per il meglio, Alcaraz debutterà sabato 26 aprile contro il vincente tra Zizou Bergs e Yoshihito Nishioka. In caso contrario, sarà costretto al forfait, con lo sguardo già rivolto a Roma o direttamente alla difesa del titolo a Parigi.
Tra un controllo medico e l’altro, il 21enne ha trovato anche il tempo per presentare il suo nuovo documentario prodotto da Netflix, che racconta l’ascesa di un ragazzo di provincia diventato una delle stelle più brillanti del tennis mondiale. “L’idea era raccontare la storia di un ragazzo di El Palmar che sognava di giocare a tennis e alla fine ci siamo riusciti. Questo è il mio modo di vivere, di allenarmi, di andare ai tornei”, ha spiegato.
La presenza costante delle telecamere non è stata semplice da gestire: “All’inizio è stato un processo di adattamento. Soprattutto mi preoccupavo per la mia famiglia, il mio team… che non sono così abituati. Ma sono stati bravissimi, sembrava quasi non ci fosse la telecamera”, ha raccontato con un sorriso.
Guardando al futuro, Alcaraz non nasconde le sue ambizioni: “Mi manca ancora un Grande Slam, l’Australia. Spero un giorno di poterlo conquistare. Ogni torneo è importante per me ed è questo che mi motiva ogni giorno”.
Madrid, nel frattempo, trattiene il fiato. Il pubblico sogna di vederlo ancora una volta protagonista sul rosso della Caja Mágica, ma la prudenza è d’obbligo. Alcaraz ha già dimostrato di sapere aspettare il momento giusto, e forse, questa sarà un’altra lezione di maturità per il ragazzo che sogna di scrivere la storia del tennis.
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