A Madrid, sotto il cielo terso della Caja Mágica, Casper Ruud ha finalmente spezzato la maledizione. Dopo sei finali perse nei tornei più prestigiosi del circuito ATP, il norvegese è riuscito a mettere le mani sul suo primo Masters 1000, battendo in tre set il britannico Jack Draper (7-5, 3-6, 6-4) in una finale intensa e ben giocata da entrambe le parti.
La vittoria non rappresenta solo un trofeo in più in bacheca, ma un’autentica svolta emotiva e simbolica per un giocatore che, pur essendo stato a lungo tra i primi dieci al mondo, ha spesso visto svanire i grandi successi sul più bello. “È una miscela di sollievo, felicità e pura gioia”, ha dichiarato Ruud dopo la partita, visibilmente emozionato. “So quanto sia difficile fare bene nei tornei più importanti. Finora non ero mai riuscito a tagliare il traguardo da campione, ma oggi ci sono riuscito.”
Ruud ha definito questo successo come “il frutto dell’attesa”. Dopo aver perso la maggior parte delle sue finali precedenti in due set, spesso senza arrivare vicino alla vittoria, stavolta ha dimostrato una maggiore tenuta mentale. Dopo aver vinto il primo set e ceduto il secondo, è riuscito a rimanere concentrato nel terzo: “Quando ho perso il secondo set mi sono detto di rimanere positivo. Se mi avessero offerto a inizio settimana di giocarmi il titolo al terzo set, avrei accettato subito.”
L’esperienza di Madrid segna anche un punto di svolta in una stagione finora altalenante. Tranne la finale a Dallas, Ruud era uscito prematuramente da Montecarlo e Barcellona, ed è proprio da quelle difficoltà che ha trovato la spinta per non mollare. “Ho accettato di dover fare uno o due passi indietro per poterne fare tre in avanti. Qui a Madrid sento di averne fatti quattro.”
Molti meriti vanno anche al giovane britannico Jack Draper, che ha disputato una delle sue migliori partite della stagione. Ruud lo ha elogiato apertamente: “Penso che abbia pochissime lacune. È alto, forte, si muove bene e difende con grande efficacia. Il suo servizio mancino è difficile da leggere.” In particolare, il norvegese si è detto impressionato dalla gestione del suo colpo preferito, il dritto incrociato pesante, che Draper è riuscito a neutralizzare con colpi rapidi e cambi di direzione sorprendenti, soprattutto sulla terra battuta, dove queste manovre risultano particolarmente complesse.
Con il Roland Garros alle porte, la vittoria a Madrid cambia prospettive e ambizioni. Ruud, due volte finalista a Parigi, ora guarda con più fiducia al torneo parigino. “Credo di essere un buon giocatore su terra battuta e nei match al meglio dei cinque set sarò ancora più difficile da battere.” Il norvegese sottolinea come questa vittoria lo abbia riportato in una buona posizione in classifica e tra le teste di serie: un elemento che può facilitare il percorso, ma “alla fine devi comunque battere tutti i giocatori che incontri.”
L’agenda di Ruud prevede ora Roma, poi Ginevra e infine l’attesissimo appuntamento parigino: “Ci sono ancora settimane molto emozionanti in arrivo, e credo che questa vittoria mandi un messaggio anche agli altri: sono qui per fare bene per il resto della stagione sulla terra battuta.”
Oltre al lato sportivo, Ruud ha mostrato anche una sensibilità rara. Ha espresso pubblicamente il suo supporto a Iga Swiatek dopo aver visto un video in cui la tennista appariva visibilmente provata: “Mi è sembrato che avesse bisogno di un po’ di sostegno. È una giocatrice incredibile e, insieme a Sabalenka e Gauff, rende il tennis femminile molto interessante da seguire.”
Il norvegese, schivo ma autentico, ha parlato con trasparenza della pressione accumulata negli anni: “Anche se oggi ho vinto, il mio bilancio nelle grandi finali resta 1-6. Ma la mia carriera è andata anche oltre le aspettative. Ho perso contro giocatori migliori e ho cercato sempre di imparare. Credo che questa sia stata la chiave della vittoria.”
Con la maturità di chi ha imparato a cadere per poi rialzarsi, Casper Ruud si affaccia ora a Parigi non solo con un titolo importante in più, ma con la certezza di essere diventato un giocatore completo, capace di reggere la pressione, reinventarsi e, finalmente, vincere.
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