In questi giorni a Marsiglia si sta disputando la venticinquesima edizione dell’ATP 250 “Open 13”, torneo ricco di nomi importanti quali Tomas Berdych, Lucas Pouille, Gilles Simon e Stan Wawrinka.
La manifestazione annovera tra i finalisti delle precedenti edizioni anche un certo Roger Federer, all’epoca solo 18enne. Nell’edizione del 2000, infatti, lo svizzero arrivò ad un passo dal trofeo, perdendo al tie-break del terzo set contro il connazionale Marc Rosset.
In un’intervista a Le Provence, il direttore del torneo francese Jean-François Caujolle ha cantato le lodi del Maestro svizzero dopo la sua vittoria di Rotterdam. “Quello che sta facendo Roger Federer è impressionante, è il più grande atleta della storia”, ha detto, non nascondendo il sogno di avere di nuovo Federer in tabellone pur sapendo di non poter permettersi di ingaggiarlo.
Chi invece ha partecipato recentemente al suo torneo, riuscendo anche a vincerlo nel 2016, è stato Nick Kyrgios. E durante la stessa intervista, Caujolle ha accostato la giovane star australiana proprio al Federer di inizio carriera.
“Nick è molto simile a Federer da giovane”, ha detto. “Era impetuoso come lui da ragazzo. La sua qualità principale è il carisma, lo si vede sul campo. Ha un temperamento forte, con molti alti e bassi. Se fosse un po’ più tranquillo, più strutturato mentalmente, potrebbe essere il numero uno. Lo stesso si poteva dire per Nastase ed, in un certo senso, anche per Gael Monfils ed altri che non hanno mai raggiunto il loro pieno potenziale. Ma ricordate, anche Federer da giovane era irruento, nervoso ed irascibile, perché secondo lui non riusciva a raggiungere la perfezione.”
Ma Nick deve ancora fare il salto decisivo per raggiungere certi livelli. Il 22enne australiano, scivolato al numero 15 del ranking, ha conquistato 3 titoli ATP ma non è ancora riuscito a superare i quarti di uno Slam. Secondo Caujolle, Kyrgios dovrebbe imparare a controllare le proprie emozioni, proprio come ha fatto Roger nel corso degli anni. “Federer ha lavorato molto su se stesso per poter raggiungere gli obiettivi stabiliti. È diventato più tranquillo in campo, perché quello era il modo per vincere. In generale, sul campo non è necessario mostrare sempre le proprie emozioni.”
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