Zverev dopo la sconfitta: “Sentivo di aver giocato bene, ma lui ha giocato meglio di me”

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La maledizione madrilena di Zverev si chiama Cerúndolo

Un anno dopo, stesso torneo, stesso avversario, stesso risultato. Francisco Cerúndolo ha sconfitto ancora una volta Alexander Zverev agli ottavi di finale del Mutua Madrid Open, replicando il successo del 2024. Il punteggio, 7-5 6-3, conferma un dominio personale ormai sempre più evidente: l’argentino è l’unico tennista ad aver affrontato il numero 2 del mondo almeno tre volte senza mai uscirne sconfitto.

Quella che potrebbe sembrare una semplice coincidenza, in realtà nasconde un dato che comincia a farsi pesante per il tedesco. Anche se Zverev arrivava all’appuntamento da prima testa di serie e fresco vincitore del titolo a Monaco, a Madrid ha trovato nuovamente un ostacolo insormontabile.

“Lui ha giocato meglio di me”

A fine partita, Zverev si è presentato in conferenza stampa con un tono pacato e riflessivo. Nonostante l’eliminazione precoce, ha evitato toni polemici o autocritiche eccessive, riconoscendo il merito dell’avversario: “Sinceramente, sentivo di aver giocato bene, ma lui ha giocato meglio di me. Ha servito meglio, ha colpito meglio. Questo può succedere nello sport”, ha dichiarato. Un’analisi lucida che conferma una crescente maturità nella gestione delle sconfitte.

Il tedesco ha evidenziato come in passato le sconfitte arrivassero per colpe sue, per errori tecnici o mancanza di coraggio, ma “oggi non posso dire questo. Forse ho sbagliato un game sul 6-5 nel primo set, ma capita. In generale, sento che il mio tennis sta migliorando”. Le sensazioni restano dunque positive, anche se la delusione per un torneo che sembrava alla portata è palpabile.

Una giornata complicata, ma niente scuse

Zverev ha anche fatto riferimento a una vigilia non ideale dal punto di vista fisico e logistico. “Per me, con il diabete, è forse un po’ più complicato. Ho un programma preciso su cosa mangiare e ieri non ho potuto seguirlo. Ma non è una scusa: tutti erano nella stessa situazione”, ha sottolineato, riferendosi a problemi organizzativi vissuti da diversi giocatori nelle ore precedenti al match.

Pur consapevole delle difficoltà, Zverev ha voluto mettere l’accento sulla qualità dell’avversario più che sulle condizioni esterne. E non ha mostrato segnali di scoraggiamento per il futuro: “Ho già vinto un titolo quest’anno, quindi non posso dire di non sentirmi a mio agio sulla terra. Vedremo a Roma e Parigi”.

La Top 10 di oggi? Più dura di quella del 2017

Interrogato sulla competitività del circuito attuale, Zverev ha respinto l’idea che sia più facile entrare tra i primi dieci del mondo rispetto al passato. Anzi, ha tracciato un quadro opposto: “La profondità del campo è molto maggiore. Nel 2017, quando entrai in top 10, c’erano leggende come Novak, Rafa, Roger, Andy, Stan, Del Potro… ma dal n.10 al n.30 il livello era più basso rispetto a oggi”. Una riflessione che mette in luce quanto il tennis moderno sia diventato più livellato e competitivo.

Cerúndolo, il gigante silenzioso

Mentre Zverev analizza e guarda avanti, Cerúndolo continua a collezionare successi contro avversari di primissimo livello con una discrezione che fa rumore. L’argentino, solido e costante, ha dimostrato ancora una volta di saper gestire la pressione e di avere un gioco efficace contro uno dei migliori al mondo. Il bilancio negli scontri diretti parla chiaro: 3-0 contro il tedesco, e tutti in tornei importanti.

Ora, per Zverev, la testa va a Roma e poi a Roland Garros, dove l’obiettivo sarà quello di confermare i segnali di crescita e cercare una rivincita, magari proprio contro quel Cerúndolo che, per ora, resta il suo tabù personale.

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