TENNIS – La solita formula trenta(tre, tra meno di un mese) anni e non sentirli rischia di risultare fuori luogo, soprattutto perché sono passate davvero poche settimane da quando molti appartenenti alla fauna del tennis non si vergognavano di definirlo finito, alla frutta o chissà cos’altro. David Ferrer, Ferru per tutti o quasi, raramente si è preso lunghi periodi per dedicare le sue vittorie al proprio ego, continuando instancabilmente a lavorare per rincorrere i suoi obiettivi cercando di colmare l’evidente gap di talento con gli altri big del circuito, e se di vittorie se n’è portate a casa a bizzeffe, tanti irriducibili hanno preferito mettere su di un piedistallo tanti tennisti che ancora le sue vittorie neanche se le sognano.
Il parere personale è e resterà sacro, almeno fin quando si parla di sport o affini, però va anche riconosciuto unanimemente come sia davvero facile prendersi un giocatore poco (oppure troppo) convenzionale ed abbandonarlo sul Taigeto, destinato ad una fine senza troppi scossoni o ad un ritorno in pompa magna sulla scena mondiale.
Il 2014 non è andato per il meglio, non tanto per i risultati ma piuttosto per la solita imbattibilità extra-FabFour che è sembrata scricchiolare, e se le stagioni buie si materializzano a trentadue anni la soluzione migliore sembra voltare pagina, eppure lo stacanovista di Javea si è ripreso il suo gioco ed il suo status di muro invalicabile, sia sulla terra di Rio che sul cemento di Acapulco, giusto per mettere le cose in chiaro.
D’altra parte anche il Federer formato deluxe del 2014 è arrivato da un 2013 del quale aveva dovuto solo raccogliere i cocci: la costanza, anche a discapito dello spettacolo fine a se stesso, ha sempre pagato, e se il solito, brutto, sporco e cattivo Ferrer ne ha prese di santa ragione, perché ribattitore e prevalentemente gazzella da terra rossa, il suo palmares parla chiaro, considerando anche che sono cinque anni che non abbandona la Top10 e ben dieci per la Top20 di fine anno.
Abbandonando le solite vuote speranze che vorrebbero nuovamente il tennis come uno sport di alta scuola e di pregevoli tocchi da fuoriclasse, David Ferrer resta un’eccellenza per il circuito ATP, oltre che un fantastico esempio per chi vuole fare della cultura del lavoro la propria filosofia di vita, quantomeno sportiva, e se tanto sono stati esaltati quei Marin Cilic e Kei Nishikori come nuove leve capaci di interrompere l’egemonia dei prescelti grazie ad un lavoro costante e superlativo, ecco che tirare la catenella e pretendere una universale convergenza a difesa dei tempi che furono appare decisamente ingiusto e controproducente, perché l’apprezzare il tennis a tutto tondo sarebbe ancor più una questione estranea agli occhi di tutti o quasi. Fortuna che per adesso ci pensa Ferru a dire la sua.