Djokovic, e se fosse l’ultimo anno?

Gli Australian Open son appena andati in archivio, Federer ha scritto l’ennesimo capitolo della sua leggenda, vincendo il suo 18imo slam.

Dopo Wimbledon 2012, e tante finali perse con Djokovic, lo svizzero trionfa proprio contro la sua nemesi storica, Rafael Nadal in un’epica battaglia.

Ma questo lo sanno tutti,non si legge altro nella rete, la frase più ricorrente è un “ma siamo tornati indietro nel tempo?”. In effetti sembra di si, ritrovarli in finale uno contro l’altro dopo stagioni travagliate per entrambi, ha fatto riaffiorare i ricordi di quando dominavano la scena e Murray e Djokovic cercavano spazio.

Già, Murray e Djokovic, il numero uno della classifica Atp  è stato eliminato da Misha Zverer, mentre Djokovic non ha visto la seconda settimana eliminato al secondo turno dalla favola Istomin;se per Murray però, il calo si può attribuire ad una giornata storta, comprensibile dopo l’ottimo 2016, per il campione serbo il momento è più complesso.

E SE FOSSE L’ULTIMA? – Qualcuno mi darà sicuramente del pazzo, ma ragionando per assurdo mi son trovato ad immaginare la stagione 2017 di Nole, da qui la mia provocazione, se questo sarà il suo standard non mi stupirei di una conferenza stampa a dicembre in cui annuncia il ritiro.

Certo, è esagerato trarre delle conclusioni dopo una competizione andata storta, sopratutto in uno sport come il tennis dove si può precipitare e risorgere nel giro di pochi tornei, ma alcuni segnali lanciati dal serbo non mi fanno vedere questa ipotesi come impossibile.

LA PARTE TECNICA – A fine 2013 Djokovic inizia, contro lo scetticismo generale, la collaborazione con Boris Becker, che porterà a 3 anni di grandi successi.

Djokovic migliora al servizio e cerca con continuità anche la via della rete migliorando la sua volee, ovviamente non è un giocatore da serve e volley, ma aggiunge un fondamentale importante al suo gioco; cerca molto più spesso il vincente, non si limita a sfiancare l’avversario e gioca molto più vicino alla linea di fondo.

La collaborazione porta ottimi risultati, mentalmente diventa solidissimo, capitalizza la prima occasione che gli viene concessa e anche in situazione di difficoltà riesce a risollevarsi prontamente.

Da Wimbledon 2016 iniziano i problemi, la vittoria del Roland Garros sembra averlo privato di energie nervose, le olimpiadi finiscono prematuramente per mano di un ritrovato Juan Martin Del Potro, in più si aggiunge la figura scomoda di Pepe Imaz, una sorta di Guru del tennis, che non va molto a genio a Bum Bum Becker.

Imaz arriva nel team su consiglio di Marko Djokovic fratello di Nole, come antidoto per ritrovare la serenità perduta.

E’ sopratutto il gioco a calare di qualità, si trova spesso a remare sulla linea di fondo e la palla non viaggia più come qualche tempo prima, si trova spesso a palleggiare e sbaglia molto più degli avversari, cosa che prima accadeva raramente.

A fine anno il divorzio con Becker ha l’ufficialità, viene annunciato Dusan Vemic come vice di Vajda, ma non si vedono miglioramenti sostanziali nel gioco del serbo in questo inizio anno.

A Doha parte molto impallato con Struff, con Verdasco viene graziato e poi gioca bene la finale con Murray.

Agli Australian Open il match con Istomin è emblematico, gioca costantemente sulla scritta Melbourne, è raramente incisivo, si limita molto spesso ad aspettare l’errore altrui, e nel quarto e quinto set mostra evidenti segni di resa sparacchiando qua e là fino alla capitolazione finale.

Il linguaggio del corpo è un segnale importante, lo sguardo sembra sempre perso nel vuoto e la testa sempre bassa, non son riconducibili al Djokovic che fino a Parigi 2016 sembrava il dominatore assoluto.

Si trascina sempre un forte nervosismo, in finale a New York contro Stan Wawrinka, passa più tempo a litigare e discutere con il suo box che a giocare; a Doha assistiamo ad uno spettacolo poco edificante quando costantemente urla contro il suo angolo che non batte ciglio.

Ora lo aspettano cambiali pesanti da difendere in classifica e con questo livello, al momento sembra difficile pensare in una riconferma nei tornei vinti, e quando non si raggiungono risultati si fa sempre più dificile.

 

PROBLEMI PERSONALI– Non solo problemi tecnici però per Nole, nella calda estate 2016 si trova ad affrontare anche la grana gossip, quando esce la notizia di una sua crisi matrimoniale causa un suo presunto flirt con Deepika Dippy Padukone, un’attrice di Bollywood, con tanto di, sempre presunta, richiesta di divorzio da parte della moglie Jelena.

Il serbo, a fine estate convoca anche una conferenza stampa dove afferma che dopo Wimbledon ha avuto problemi personali che però si è lasciato alle spalle, cosi alla vigilia degli UsOpen tutti si attendono di rivedere il solito Nole.

Arriva in finale comodamente, godendo anche di 3 ritiri avversari, come anticipato però la finale la gioca molto contro se stesso oltre che contro Wawrinka, borbottando e discutendo tutto il match.

Salta agli occhi che la presenza della moglie sembra quasi forzata, solitamente molto attiva nel tifare il marito, durante questi UsOpen sembra “obbligata” a far presenza.Spesso viene inquadrata intenta a controllare lo smartphone o totalmente disinteressata a quello che succede in campo, impossibile non notare la differenza di comportamento nonostante poi su alcune riviste escano articoli in cui sembrano innamoratissimi.

A Doha la moglie non era presente, altro indizio significativo a mio avviso, visto che non è mai mancata in momenti topici come un ritorno dopo una stagione travagliata.

Da quando è diventato padre, Djokovic ha più volte ribadito il concetto che il tennis non è più la sua priorità, anche se i risultati hanno dimostrato il contrario, con una stagione 2015 stellare.

Subito dopo l’annuncio del divorzio da Becker, il serbo ha detto che per la stagione 2017 avrebbe cercato di mantenere un ottimo livello di gioco, fare una buona programmazione e avere nuovi obiettivi, personalmente non il comunicato che mi sarei aspettato da un giocatore che ha dominato la scena nell’ultimo periodo.

In uno sport come il tennis se manca la “testa” è molto difficile vincere a certi livelli, Kyrgios ne è un esempio calzante, e se non ritrova la serenità perduta attualmente sembra davvero difficile una ripresa dell’attuale numero due al mondo.

La mia ovviamente è una provocazione, lungi da me il dire che assisteremo al ritiro del serbo, ma se mettiamo insieme i pezzi del puzzle che ci ritroviamo alla fine di questo primo slam, l’ipotesi di un Nole stanco del tennis non è poi così assurda.

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