Djokovic rievoca i bombardamenti vissuti in Serbia

Novak Djokovic

Novak Djokovic ha descritto, in maniera estremamente accurata, le fasi salienti dei bombardamenti che che hanno colpito la Serbia in occasione dell’operazione Allied Force nel 1999: “ho percepito una sensazione di insicurezza, di impotenza. E’ difficile affrontare queste situazioni perché noi, come essere umani, ci troviamo a nostro agio quando abbiamo tutto sotto controllo nell’ambiente in cui viviamo. Ho sentito le bombe ogni giorno. Ovviamente, io e la mia famiglia avevamo molta paura. Ci siamo organizzati e poi siamo scappati dentro i rifugi dove c’erano altri miei familiari, a circa 400 metri di distanza dal nostro edificio.” Il tennista serbo ha poi rievocato i momenti in cui le bombe sono scese nel corso della notte, per molti giorni di seguito, “per un paio di settimane, siamo corsi verso i rifugi attorno alle 2 di notte. Ci svegliavamo, facevamo le valige, piangevamo e poi scappavamo. E’ stato drammatico, in quanto l’oscurità aumenta la preoccupazione a dismisura“.

Nel corso dell’intervista, Djokovic ha parlato anche della sua carriera, in particolar modo del suo momento peggiore, “era il 2010, quando ho perso con Jurgen Melzer ai quarti del Roland Garros, dopo essere andato in vantaggio di due set. Sono stato molto vicino al punto di ritirarmi dal tennis. Per me essere 3 o 4 del mondo non era abbastanza. All’età di sette anni il mio obiettivo era già quello di diventare il miglior giocatore del mondo e di vincere Wimbledon. Così ho parlato con i miei genitori, i quali mi hanno consigliato di pensarci su. Anche il mio allenatore, Marian Vajda, mi ha consigliato di prendermi del tempo, di calmarmi e poi di decidere.” In conclusione, Djokovic ha rivelato quanto amore provi ancora per il tennis: “Mi piace giocare in ogni occasione, che sia un normale torneo o uno Slam. Uno dei momenti che preferisco nella mia carriera è quando ho vinto la Coppa Davis, ma anche quando non ho mi hanno mai sconfitto per 43 partite consecutive.”

 

 

 

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