Il fuoriclasse serbo ammette: “Mi chiederò se vale la pena continuare a competere”
Novak Djokovic si trova a un crocevia decisivo della sua carriera. A 38 anni e con 24 titoli Slam in bacheca, il campione serbo non intende trascinare la sua presenza nel circuito senza ambizioni reali. Dopo l’eliminazione in semifinale al Roland Garros 2025 per mano di uno straripante Jannik Sinner, Djokovic ha lasciato intendere che il suo tempo sul palcoscenico del tennis mondiale potrebbe presto giungere al termine.
L’ombra del ritiro e un obiettivo chiaro
Intervistato da alcuni media serbi, tra cui Sportklub, Djokovic ha pronunciato parole che pesano come pietre: “Se non vincerò un titolo del Grande Slam entro un anno e mezzo o due, mi chiederò se vale la pena continuare a competere”. Non è la prima volta che il serbo parla di futuro, ma questa volta le dichiarazioni sembrano più definite, quasi un ultimatum a sé stesso.
La motivazione che lo ha sempre guidato è legata indissolubilmente ai tornei dello Slam. Dal trionfo agli US Open 2023, Djokovic non è più riuscito a imporsi nei Major: ha raggiunto una finale a Wimbledon nel 2024 e tre semifinali, ma nessun altro trofeo sollevato. Per un atleta che ha costruito la propria leggenda proprio sulla capacità di dominare nei momenti decisivi, questa lunga astinenza rappresenta non solo una delusione statistica, ma una sfida psicologica durissima.
L’oro olimpico di Parigi e la rincorsa agli Slam
Nonostante questa fase di incertezza, Djokovic ha aggiunto un altro tassello fondamentale alla sua carriera: l’oro olimpico a Parigi 2024. Un traguardo inseguito per anni e finalmente conquistato, che potrebbe rappresentare una sorta di pace interiore. Ma il serbo è chiaro: sono i titoli Slam il vero metro della sua grandezza.
Con un occhio puntato già verso Wimbledon, Djokovic sa che ogni Major potrebbe essere decisivo. La “scadenza” che si è dato — da qui al 2026 o poco oltre — coincide con un possibile obiettivo finale: le Olimpiadi di Los Angeles 2028. Un’ipotesi, questa, che rimane sullo sfondo, poiché la priorità resta vincere nei tornei che contano davvero.
Un cambio generazionale inevitabile
La sconfitta contro Sinner, numero uno del mondo e in serie positiva di 20 partite nei tornei del Grande Slam, ha reso evidente la nuova gerarchia del tennis maschile. La sensazione è che il serbo stia vivendo in prima persona il passaggio di testimone: Sinner e Alcaraz sembrano ormai aver preso il timone del circuito, mentre Djokovic affronta un fisiologico calo fisico e una concorrenza sempre più giovane e affamata.
Il numero cinque del mondo continua a lottare ai massimi livelli, come dimostra il centesimo titolo ATP conquistato a Ginevra, ma il tennis dei grandi palcoscenici è un altro universo. Lì, dove ha scritto la storia, Djokovic vuole restare competitivo — oppure uscire di scena da protagonista.
L’ultima corsa del Re
Se i prossimi Slam non porteranno a un nuovo trionfo, Djokovic potrebbe decidere di voltare pagina. “Mi chiederò se vale la pena continuare”, ha detto, lasciando aperta la porta a un addio meditato, non forzato. Ma con un fuoriclasse come lui, mai dire mai: perché quando si tratta di Slam, Djokovic è capace di tutto.