Il cammino verso il Roland Garros di Novak Djokovic passa da Ginevra, una tappa insolita per un campione del suo calibro, ma rivelatrice dello stato d’animo e delle necessità attuali del numero uno serbo. Dopo due eliminazioni consecutive nei primi turni di Montecarlo e Madrid, Djokovic ha deciso di prendersi del tempo per ritrovare ritmo e fiducia. La scelta di partecipare all’ATP 250 svizzero è un messaggio chiaro: prima di Parigi servono match, sensazioni, certezze.
“Ho deciso con il mio team che era meglio giocare almeno un’altra partita per prepararmi al meglio al Roland Garros,” ha dichiarato il campione in conferenza stampa.
Djokovic sta attraversando un momento che lui stesso definisce “un capitolo diverso della mia vita”. Dopo vent’anni trascorsi ai vertici del tennis mondiale, il suo corpo e la sua routine stanno cambiando. Perdere nei primi turni non è mai stato parte del suo percorso abituale, e affrontare una simile realtà rappresenta una novità. “Non credo mi sia mai successo negli ultimi 20 anni,” ha confessato con la lucidità di chi sa leggere il momento senza cercare scuse.
La motivazione, però, non è venuta meno: “Continuo con il desiderio di vincere Slam ed essere tra i migliori al mondo. Questo è il motivo per cui gioco ancora, per arrivare in forma e competere per i trofei che contano.”
Dopo la separazione con l’ex coach Andy Murray, Djokovic ha chiarito di non essere alla ricerca urgente di un nuovo allenatore. “Non credo ci sia bisogno di affrettare le cose. Mi sento a mio agio con le persone che ho intorno,” ha spiegato. Accanto a lui ci sono Dušan Vemić, che sarà al suo fianco sia a Ginevra che a Parigi, e Boris Bošnjaković, presente come analista e assistente allenatore. La fase di osservazione continua, senza pressioni: “Dopo vedremo.”
Djokovic ha anche riconosciuto con sportività l’ascesa delle nuove stelle del tennis mondiale. “Sinner e Alcaraz sono i leader del nostro sport. La loro rivalità è attualmente la più importante, ed è un bene per il tennis,” ha detto, aggiungendo che anche Zverev merita di essere incluso in questa nuova élite.
Dalle sue parole emerge il rispetto per il cambiamento generazionale in atto, ma anche la determinazione a non essere ancora relegato al ruolo di spettatore. “Sento che ho ancora il gioco per essere un contendente agli Slam. Anche se i risultati sono più altalenanti, so quali sono le mie priorità.”
Nel suo intervento, Djokovic ha mostrato tutta la profondità dell’atleta maturo: consapevole dei propri limiti attuali, ma non rassegnato. “Lo stress e la pressione fanno parte del nostro lavoro. Per me non è più così facile come dieci anni fa, perché la mia vita è cambiata,” ha ammesso. Eppure, la voglia di mettersi in gioco è la stessa di sempre.
A Ginevra, il fuoriclasse serbo inizierà il suo torneo affrontando Marton Fucsovics, con l’obiettivo dichiarato di arrivare a Roland Garros nelle migliori condizioni possibili. Per Djokovic non si tratta solo di preparare un torneo: è la ricerca di un equilibrio tra passato glorioso e presente sfidante, in vista di un futuro che, nonostante tutto, sente ancora suo.
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