Un successo a Roland Garros tra dolori, tie-break e un pubblico infuocato
Nel cuore del Roland Garros, Novak Djokovic ha confermato ancora una volta la sua straordinaria capacità di gestione mentale e fisica, superando Corentin Moutet in tre set con il punteggio di 6-3, 6-2, 7-6. Ma al di là dei numeri, è la storia attorno alla vittoria che racconta davvero chi è oggi il campione serbo.
Il match, giocato sul campo Suzanne Lenglen, ha avuto il suo momento più teso nel terzo set, quando Djokovic ha dovuto affrontare una vera e propria battaglia emotiva contro un pubblico tutto schierato a favore del beniamino di casa. “L’atmosfera era elettrica, soprattutto nel terzo set. Lui è andato vicino a vincerlo, quindi il pubblico si è infiammato. Non è stato divertente per me, ovviamente, ma ho cercato di restare calmo e fare quello che dovevo fare”, ha raccontato nel post-partita.
Una vittoria con il cerotto: vesciche, sangue e iniezioni
A rendere più complicata la partita è stata anche una fastidiosa vescica al piede, che ha richiesto un intervento medico piuttosto invasivo. “Ci ho messo quasi un’ora a sistemarla. Hanno dovuto fare delle iniezioni, tirare fuori il sangue, poi iniettare qualcosa per seccarla. Non è stato piacevole”, ha spiegato Djokovic, sottolineando quanto anche piccoli dettagli fisici possano pesare in una competizione così intensa.
Malgrado tutto, il serbo ha mostrato grande serenità, persino ironia, quando gli è stato chiesto se l’età rallenta il recupero: “Grazie! (ride) Ma no, non credo ci voglia molto di più. Mi sento in forma. Tre ore sono tante, ma è una buona sessione”.
Il fascino (e la trappola) del Lenglen
Giocare sul Suzanne Lenglen rappresenta un’esperienza intensa anche per i veterani del circuito. Djokovic non ha nascosto le difficoltà: “È un campo più intimo, più rumoroso. Ogni urlo, ogni fischio, ogni sussurro arriva forte e chiaro”. Un ambiente che esalta le emozioni e che può destabilizzare anche i più esperti. Eppure, il serbo ha saputo trarre il meglio anche da questo scenario, notando con piacere la presenza di molti giovani e bambini tra il pubblico.
Condizioni meteorologiche variabili e terra battuta “viva”
Parigi ha regalato al torneo un clima imprevedibile: sole e caldo un giorno, freddo e tetto chiuso quello dopo. Ma per Djokovic tutto questo fa parte del gioco. “La terra è una superficie viva, risponde a qualsiasi piccolo cambiamento di temperatura, vento, umidità. Bisogna essere sempre pronti ad adattarsi”, ha detto, mostrando la consueta lucidità tattica che lo contraddistingue.
“Paris à vélo”: tra adrenalina e momenti virali
Fuori dal campo, Djokovic ha trovato un modo tutto suo per godersi Parigi: in bicicletta. Roland Garros gli ha regalato una bici, e lui ne ha approfittato per esplorare la città. Ma la sua scelta di percorrere il famigerato rond-point dell’Arc de Triomphe si è rivelata audace: “Abbiamo provato a fare il giro dell’Arco. A un certo punto avevamo macchine ovunque, è stato piuttosto adrenalinico. Non credo che lo rifarò”, ha raccontato sorridendo.
Accompagnato dal suo agente Carlos Gómez-Herrera, Djokovic è stato anche protagonista di un episodio curioso: una fan, riconoscendolo, ha gridato dal finestrino “Ti amo!”. Pronta la risposta di Nole: “Anch’io”. Poi, con simpatia, il fidanzato della ragazza ha invitato il tennista a spostarsi per poter svoltare.
Lo sguardo al calcio: Champions League e PSG nel cuore
A completare il quadro, Djokovic ha anche lasciato spazio alla sua passione per il calcio. In vista della finale di Champions League, ha confessato che tiferà per il Paris Saint-Germain: “Se non giocherò di sera, la guarderò sicuramente. Tifo PSG”, ha detto, strappando un sorriso ai giornalisti e ai fan parigini.