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Il faticoso ritorno del gigante Opelka

Contemporaneamente ai tornei europei sulla terra battuta a cui stanno prendendo parte molti tennisti che parteciperanno alle imminenti Olimpiadi di Parigi, negli Stati Uniti ancor prima dell’avvio dello swing sui cemento americano si sta svolgendo l’ATP 250 di Newport. Sui campi in erba dell’Hall of Hame Open, che dal prossimo anno apparterrà alla categoria dei Challenger 125, è tornato a competere Reilly Opelka, dopo aver superato il periodo più nefasto della sua carriera. Il tennista originario del Missouri ha dichiarato in una recente intervista numerosi dettagli sugli infortuni e i conseguenti interventi che lo hanno costretto ad uno stop di circa due anni (escludendo la presenza in un Challenger lo scorso ottobre in cui ha disputato un solo match).

In seguito alla sfida contro Kyrgios a Washington nel 2022, Opelka è stato operato a causa di un tutore benigno all’anca e successivamente altre due volte al polso. Fronteggiati il dolore e il timore di non poter recuperare la condizione fisica necessaria per essere competitivo, è rientrato nel circuito maggiore offrendo notevoli prestazioni e raggiungendo subito la semifinale a Newport. Il classe 1997, che ha usufruito di una wild card, ha eliminato sempre in tre set il francese Lestienne, la testa di serie numero uno del tabellone, ovvero Adrien Mannarino, e il connazionale McDonald. Ad attenderlo per guadagnarsi un posto in finale c’è Alex Michelsen, diciannovenne in ascesa con un servizio decisamente potente, ma assolutamente non comparabile a quello di Opelka dall’alto dei suoi due metri e undici. Nei tre incontri fin qui giocati, il gigante statunitense ha messo a segno sessantadue ace e vinto in media l’88% di punti con la prima.

La sfortuna ha colpito l’attuale numero 1188 del ranking nel pieno della sua ascesa, durante cui aveva raggiunto il best ranking alla diciassettesima posizione, conquistato quattro titoli ATP e una finale nel Masters 1000 di Toronto. Rivestendo il ruolo di principale rappresentante della categoria dei big server, soprattutto per via del ritiro di tennisti come Karlovic, Anderson e Isner, con il quale ha condiviso il tiebreak dei record a Dallas vinto 24-22, spesso non riscontra molti apprezzamenti da parte degli appassionati per il proprio tennis monocorde, basato sul rendimento della battuta e sugli scambi brevi. Ma per la caparbietà e l’abnegazione che ha dimostrato, merita di essere celebrato nella speranza che possa riacquisire il valore che lo aveva condotto tra i protagonisti del circuito maschile.

Davide Zanghi

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