Il pagellone maschile di Miami

[tps_title]Alexander Zverev[/tps_title]

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Voto: 7

Il predestinato campioncino esce per mano del bulletto d’Australia, mancando l’accesso a quella che sarebbe stata la sua prima semifinale in un 1000.
Ha costanza, colpi e concentrazione necessaria per sfondare.
Manca solo di un po’ di brio, tremendamente necessario per rendersi glorioso agli occhi degli appassionati, evitando, ad ogni partita, di causare catalessi fulminanti.

[tps_title]Tomas Berdych[/tps_title]

Voto: 5

Mi dispiace, davvero. Eterno perdente, incapace di sfruttare le molte occasioni donategli dal Vate misericordioso. Come infinite altre volte, esce di scena avendo avuto match point.
Sempre così vicino e, allo stesso tempo, tremendamente lontano.

[tps_title]Stan Wawrinka[/tps_title]

Voto: 4

“Ah, Miami non è uno Slam? Allora non mi interessa, giocatevelo voi”

[tps_title]Nick Kyrgios[/tps_title]

Voto: 9

Tutto e l’opposto di tutto. Tweener obbligato ad ogni match, seconde a 200 km/h, racchette rotte. Evito il buonismo dilagante. Per me, uno come lui, all’interno dell’attuale panorama mondiale, può solo far bene.
Antipatico, certo, ma geniale, capace, come pochi altri, di plasmare colpi surreali continuativamente. In una sola parola: necessario.

[tps_title]Fabio Fognini[/tps_title]

Voto: 8

Pronosticabile strigliata con Nadal, che, come da storica tradizione, ne evidenzia le carenze tecniche e mentali. Bravo a piallare ciò che rimane della salma di Nishikori, solido nell’approfittare del tabellone facilitato. Ogni tanto, poi, inventa qualche magia, e questo mi illumina gli occhi. [tps_title]Novak Djokovic[/tps_title]

Voto: 9.5

Dall’inizio dell’anno, Miami è il miglior torneo disputato dal serbo. Nessuna sconfitta impietosa, pochissimi errori gratuiti o scenate istericamente prevedibili.
Se giocasse sempre così, il mondo sarebbe un luogo più felice.

[tps_title]Rafa Nadal[/tps_title]

Voto: 6

Sufficienza tirata. Corto, lento, paradossalmente debole. Fortunato nel sorteggio, raggiunge l’ultimo atto senza dover affrontare nessun nome degno di nota. In finale, impietosa lezione patita da un Federer teso e falloso.
Ripeto, per me la fantomatica rinascita del maiorchino, rappresenta un bluff. Il rosso ci darà nuove risposte.

[tps_title]Roger Federer[/tps_title]

Voto: 10

Quello dello svizzero è un racconto metafisico. Tripletta cercata, insperata, ottenuta.
Probabilmente salterà buona parte della stagione sul rosso, per poi farsi vedere sulla sacra erba inglese.
Quando lo speaker pronuncia il suo nome, il mondo lo acclama con un boato. Questo e tanto altro è Re Roger Federer.

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