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IN DIFESA DI TONI NADAL (E DEL NIPOTE)

Lo scorso Aprile ero sugli spalti della “Court des Princes” al “Rolex Masters di Montecarlo” e stavo guardando l’inconro tra Fognini e Berdich. Vicino a me i soliti italiani in gita turistica con tanto di panini e barrette Kinder che mi offrono perché “Tanto ne hanno portate tantissime” visto che ci lavorano. A un certo punto sono raggiunti da altri amici e li ascolto dire “Siamo andati a vedere gli allenamenti di Nadal col suo zio mafioso, dovevi vederlo; giocava proprio come in partita!”

In effetti non avevo mai pensato allo “zio Toni” in questi termini, l’avevo sempre visto come un parente/allenatore che ha molto a cuore (e vorrei ben vedere!) la carriera tennistica del talentuoso nipote. Forse, anzi certamente, avrà i suoi begli interessi ma credo che chiunque nella sua situazione non potrebbe acudire il nipote “Rafael Nadal” e anche, perché no, ripagarsi delle sue fatiche.

Devo dire che, a volte, mi è capitato di pensare, se proprio dobbiamo fargli un rilievo, che a livello manageriale ci sia la tendenza a sfruttare un po’ troppo il caro Nadal, che non si salta un torneo, tanto che a volte lo si vede proprio esausto, però forse fa parte del mestiere del tennista professionista che, come ha detto una volta Piotr Wozniacki, hanno solo pochi anni nei quali possono metter via i soldi, perché poi a trent’anni la loro carriera è finita.

Per quanto riguarda la presenza costante dello zio-coach direi che tutti i tennisti professionisti sono circondati dai familiari, vedi gli onnipresenti genitori di Djokovic, la mamma di Murray, per non parlare dei genitori-coach come il papà della Wozniacki o della Bartoli. Nel caso di Nadal questa accoppiata continua a dare dei risultati eccezzionali e quindi non vedo perché dia così fastidio.

Ma quello che trovo veramente fastidioso è l’accanimento che gira intorno alla figura di Nadal.

Non sa giocare a tennis (ma è il n.1), si dopa (ma non è stato mai confermato, e poi nello sport vorrei controllarli tutti), e infine, piuttosto di niente, lo zio fa coaching durante le partite…

Io credo che Rafa, n.1 del mondo, sappia bene cosa fare in campo! Si, forse è un ragazzo semplice però quello che non si può negare è che sa giocare a tennis, visto che è quello che fa anche in dosi eccessive e coi risultati che sappiamo. Certo, ovviamente non tutti sono come lui, ma purtroppo il tennis è fatto di tante piccole cose e forse lui contrariamente agli altri le ha capite, o forse ne ha capita qualcuna in più. E comunque è sempre la solita storia: chi è ai vertici è sempre attaccato, vuoi per invidia o per altro e questo non lo trovo giusto. In fondo chi si trova in una certa posizione, bisognerebbe ricordarlo, lavora dalla mattina alla sera per esserci e in fondo chiunque, se bastasse quello, potrebbe procurarsi un suo “zio Toni”, ma non penso che questo lo farebbe diventare Nadal!

Anna Lamarina

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