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Jannik, avanti piano

Numeri alla mano è stato un buon inizio di stagione, con quattro sconfitte (due delle quali per ritiro) su 22 partite, compresa quella di oggi. Eppure non è il Sinner con il vento in poppa dello scorso anno. Ancora nessun trofeo alzato, poche scintille e tanti patemi. Il che non è stato per forza un male, perché la capacità di barcamenarsi nei periodi così così è una freccia preziosa e poi perché pressioni e aspettative sono magicamente diminuite allo sbocciare del nuovo dittatore del tennis, Carlitos Alcaraz. Per Jannik c’è stato un discusso cambio di allenatore, ci sono stati tanti matchpoint da annullare, ma lui non si è mai tirato indietro. Con la vittoria – risicata – su Borna Coric è cominciata la campagna su terra, che l’anno scorso ha portato “solo” la semifinale a Barcellona e gli ottavi al Roland Garros; la strada in questo Master 1000 è piuttosto ardua con una sequenza potenziale di Rublev, Zverev e Tstsipas per arrivare in finale… tutta gente tosta e piuttosto buona sul rosso.
Ma prima c’è da superare il finlandese che giusto un paio di settimane fa ha sciupato tre matchpoint contro il nostro amico di San Candido.
Il primo set dura 71 minuti e contiene le indicibili sofferenze che ormai sono un marchio di fabbrica sinneriano. È un match brutto, sporco e cattivo, con un alto tasso di gratuiti da ambo i lati.

I guai agli addominali accusati nel match con Coric sembrano superati ma è comunque una brutta partenza per Jannik che ha problemi con il vento, con il lancio di palla, con la risposta, insomma un po’ con tutto e va sotto 3-1 alla quarta palla break. Dopo lo sfogo, arriva puntuale la reazione, apparecchiata da due doppi falli ma conclusa con un bel dritto lungolinea che lascia di stucco il finnico: 3-2 e palla al centro. Per la serie, dal 40/0 alla via Crucis il passo è breve, vi presentiamo il sesto game: Sinner sembra aver trovato le combinazioni giuste, poi s’ingarbuglia e soffre per quasi undici minuti prima di agguantare il 3-3. Jannik è così: dopo aver danzato sul ciglio del baratro sfrutta l’abbrivio e in un amen strappa il servizio all’avversario. Ci si aspetta la fuga, ma è un’illusione; Jannik gioca un (altro) game orribile al servizio e si fa controbrekkare a zero (4-4). Ora è chiaramente un gioco a ciapa no, e in questo sport chi tiene il servizio ha un bel vantaggio, in questo caso si tratta di Ruusuvuori, che scappa 5-4 e poi si trova a un paio di punti dal chiudere il parziale. Sin-ner se la cava e impatta con un ace liberatorio ma sono soprattutto i gratuiti dell’avversario a mandarlo in vantaggio. Non è finita, perché servendo per il set Jannik finisce sotto 0/30 ma poi riesce a chiudere con quattro punti di fila (7-5).

Nel parziale set vorremmo soffrire un po’ meno e confidiamo nell’aiuto di Jannik. In realtà è il finlandese a consegnare con il doppio fallo un graditissimo break nel terzo game. Jannik stenta e concede le palle per rientrare, la prima è annullata con un bellissimo dritto in avanzamento, la seconda con un servizio vincente, replicato per il 3-1. Da qui in avanti si segue la battuta e va bene così, con Jannik che sale progressivamente di livello e aumenta il saldo dei vincenti; ora (5-3) Emil serve per prolungare il match ma opta per una sorta di suicidio rituale che regala la partita a Sinner senza ulteriori sussulti.
E così Jannik, imperfetto ma tignoso, approda agli ottavi di finale dove troverà Rublev, vittorioso al terzo su De Minaur. Ci vuole qualcosa in più, lo sa Jannik per primo.

Nicola Balossi

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