Jannik bifronte

L’ha detto Piatti in una recente intervista: Jannik ha bisogno di giocare e nei prossimi mesi andrà a caccia di partite difficili, quelle sfide che ti fanno crescere (a volte a suon di metaforici schiaffoni). In quest’ottica va interpretata la severa lezione impartita dal maestro russo al giovane italiano in quel di Marsiglia. La sentenza è stata inequivocabile e senza appello: non solo il gap c’è ancora e le sue dimensioni non sono trascurabili, ma anche gli avversari possono migliorare come Jannik e a volte anche di più. L’ingannevole set strappato a Daniil lo scorso anno non poteva illudere nessuno: lo sviluppo del moscovita classe ’96 è stato prepotente, come certificano le Finals, la finale australiana, l’Atp Cup e il numero due del ranking, per limitarsi agli ultimi mesi.
Bene, Sinner non è felice ma incassa e porta a casa, anzi porta a Dubai, dove lo attende una nuova avventura. Il primo turno promette bene, visto che propone un avversario indecifrabile, talentuoso e privo di compromessi, uno di quelli che o la va o la spacca, ma quando va, va che è un piacere. Per di più Bublik è piuttosto in forma, in questo scorcio di 2021 ha già raggiunto due finali ATP e fatto suo lo scalpo biondo di Sascha Zverev. Recentemente ha anche perso 29 punti di fila in risposta contro Popyrin crollando 6-0, 6-2 dopo aver vinto il primo set, il che rende l’idea del tipo in questione.
Oggi il kazako parte bene, si prende il break nel terzo game e raddoppia nel quinto. Jannik non punge, sbaglia troppo di dritto e al servizio, è confuso e limitato negli spostamenti, complice un problema al piede sinistro. Agli errori subentra la sfiducia e va in archivio un 6-2 in cui Bublik è andato bene in battuta ma non ha dovuto nemmeno strafare.

Nel secondo parziale Jannik appare più centrato, tiene il servizio con agio ma in risposta fatica a respirare sotto i colpi di Alexander. Si intravede qualche lampo nei momenti clou, come un bellissimo dritto in controbalzo sulla risposta profondissima di Bublik che spiana la strada al 6-5 Jannik.
È tiebreak sacrosanto, ma l’equilibrio è subito rotto da un errore banale di Bublik, poi Jannik fa suo il 3-0 con un dritto lungolinea al termine di un lungo scambio. Sinner tiene i due servizi per il 5-0 poi cade sul servizio dal basso del Kazako e si gira sul 5-1. Non ci sono sorprese e Jannik porta a casa il parziale: comunque andrà a finire è stata una grande reazione, difficile da immaginare nel primo set.

Continuano a comandare i servizi ma si vedono anche punti spettacolari su entrambi i fronti, scambi brevi e nervosi con il Kazako che sfodera palle corte e discese a rete repentine, Jannik non è da meno con qualche numero d’alta scuola, specialmente un passante di rovescio straordinario (peccato che la regia oggi non contempli i replay).
Il quinto game è lo spartiacque. Bublik si fa riprendere da 30/0 e concede palla break, poi annulla e sorpassa ma Jannik resta lì e alla fine riesce a mettere in saccoccia il 3-2, subito confermato senza problemi. Il settimo game di Bublik (perfetto) sottolinea l’importanza del break acquisito, ma Jannik non ne fa tesoro e cede il servizio, irretito dagli improvvisi sventaglioni dell’avversario che lo invitano a spingere (e a sbagliare): 4-4 e tutto da rifare. Ora Jannik riceve in dote ben tre doppi falli e alla seconda palla break si conquista la possibilità di servire per il match. E non se la fa sfuggire. Bravissimo Jannik a raddrizzare una situazione che sembrava compromessa e a noi tocca ammettere che sì, le sconfitte saranno anche utili ma è molto meglio vincere.
Negli ottavi di finale ci sarà Roberto Bautista Agut, numero 11, vincitore di 9 titoli Atp e semifinalista a Wimbledon 2019, finalista (sconfitto) a Montpellier e Doha nelle ultime due settimane, insomma la caccia continua.

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