Jannik sulla giostra

Correva il 2019 e il giovane Jannik aveva già vinto Challenger a ripetizione e assaporato qualche main draw Atp, strappando persino un set a Wawrinka al primo turno degli Us Open. Il 17 ottobre, in quel di Anversa, Sinner affronta Gael Monfils, lo batte due a zero nello stupore generale; per ironia del destino, la settimana seguente affronta di nuovo il francese, che si prende la rivincita al termine di una lunga battaglia.
Il terzo scontro, dopo quasi due anni, ha in palio un posto negli ottavi di finale degli Us Open e e promette scintille. Il ragazzo di San Candido è cresciuto: ha gustato i primi accenni di gloria e ne ha testato i rovesci. Il francese è invece rimasto se stesso, con tutte le contraddizioni del genio sregolato e l’identica capacità di sorprenderti nei momenti di luna giusta.

Jannik esulta dopo aver battuto Monfils nel 2019

Cominciano entrambi tosti al servizio, il set scorre liscio fino al 4-4. A quel punto Jannik vacilla una prima volta ma si salva (e si arriva al 5-5), poi un errore di valutazione sul passante di Monfils e un dritto lungo lo condannano al break. Gael serve per il set, va 30/0 poi sbanda e Jannik non se lo fa ripetere due volte guadagnandosi il pass per il game decisivo. Il tiebreak si inaugura con due batti e ribatti a rete (1-1) poi il francese perde il servizio una prima volta con un dritto lungo. Da lì Jannik non molla la presa, scappa 4-1 con un ace e poi accelera sfruttando un black out del transalpino per chiudere 7-1.

Nel secondo parziale Gael barcolla ma non molla, tiene il servizio con le unghie e rimane a contatto, pericoloso come una belva ferita ma pur sempre in grado di azzannarti. Jannik respinge il tentativo di reazione e raccoglie il break del 3-2 grazie a un doppio fallo. Sul 4-2 una risposta di dritto incrociato in allungo apre la strada al doppio break, con la sensazione – ingannevole – che il francese abbia lasciato la presa. Il secondo set è lì a portata e Jannik va a prenderselo, con l’aiuto di un nastro benigno e degli errori di Monfils.

La terza frazione si annuncia una resa ma Jannik sciupa una palla break e poi soffre sul proprio servizio riaccendendo l’ardore dell’avversario, spontaneamente sostenuto dal pubblico anche per le sue generose e spettacolari sportellate. Ormai indifferente al risultato, il francese gioca con il braccio libero e comincia uno show di vincenti alternati a topiche clamorose. Jannik sta al gioco – come un paziente attore non protagonista che attende la fine di un monologo per recitare qualche battuta anche lui – consapevole che prima o poi la tempesta finirà. In effetti Gael inanella un paio di doppi falli e poi spara fuori un dritto per il break del 4-3, con vista sullo striscione del traguardo. Sembra la fine, ma Monfils riprende a bombardare come un pazzo e in un momento di trance agonistica si arrampica fino al 40/40, poi si guadagna il controbreak (4-4). L’entusiasmo provoca esplosioni a catena che conducono a un 6-4 inaspettato e improvviso: si va al quarto set.

Gael parte forte al servizio ma Jannik rientra con un fantastico rovescio lungolinea, va a palla break con un passante delizioso di dritto incrociato, infine raccoglie l’errore dell’avversario. Il game successivo dura una vita e Jannik si salva più volte; siamo 2-0 ma è presto per esultare. Nel terzo gioco l’altoatesino risale da 40/0 e strappa di nuovo il servizio a Monfils, per poi timbrare la pratica con un 4-0 rapidissimo. È fatta? Neanche per sogno: come e più che nel terzo set, il francese sfrutta gli episodi giusti per caricarsi e imbastisce un’incredibile rimonta fra gli applausi scroscianti. Jannik, anche un po’ intimorito dall’istrione che arringa le masse, si lascia sopraffare fino al 5-4. È difficile rimettersi a remare adesso: Jannik accusa il colpo e smarrisce le misure: sembra un brutto sogno, invece è tutto vero, si andrà al quinto set.

Sinner esce dal campo visibilmente nervoso ma la breve pausa gli permette di riordinare le idee. Al rientro è di nuovo il nostro adorabile uomo di ghiaccio e si prende subito un break di vantaggio. Poi va sotto 15/30 e comincia uno scambio in slow motion che sa di paura e stanchezza concluso con una palla corta inefficace di Monfils, replicata al punto successivo, prima che un ace sigilli il 2-0. Sul 3-1 Jannik infila una serie di perle che lo guidano a una nuova palla break che il francese annulla con San Servizio. Il sesto game è l’ennesimo crocevia, perché contiene una palla del controbreak che per fortuna sfuma. Il 4-2 è un sollievo ma ormai sappiamo quanto possa essere lontano l’arrivo, come un orizzonte che continua a spostarsi. Sul 4-3 Jannik va sotto 0/30, poi accorcia con una deliziosa palla corta e va a segno con un drittone nell’angolino: arriva un 5-3 sudatissimo, con la certezza di servire per il match.
Dal 30/30 due errori di misura valgono il 5-4: è il momento inseguito e sfiorato per tre set, è il momento di non tremare.
Il primo servizio è vincente, ma un dritto sballato vanifica il vantaggio, poi è Monfils a perdere le misure con il rovescio: 30/15. L’ace toglie la paura e vale due matchpoint sospiratissimi. Il primo se ne va con una volée affossata in rete.

Ora Sinner serve una seconda morbida, entra in affanno e si difende strenuamente finché Gael va lungo con il dritto: game, set, match.
Nella notte Zverev – finalista l’anno scorso – beneficia del ritiro di Jack Sock nel quarto set e si guadagna la sfida con Jannik negli ottavi di finale.

Nicola Balossi

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