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Kevin Anderson, common people da Top 10

Kevin Anderson entrerà nella top 10 del ranking ATP domani. Un bellissimo riconoscimento per il giocatore sudafricano, che vede realizzarsi uno dei sogni più ambiziosi che un tennista per solito nutre.

Il titolo che abbiamo scelto forse non gli rende merito, ma va chiarito subito il senso. Il suo tennis è molto “ordinario”, fatto di continuità tattica e tecnica, imperniato com’è su un solido servizio e sulla capacità di seguirlo a rete con buona mano. Senza particolari guizzi di estro, ma di grande solidità. Il paragone immediato è quello con il suo connazionale e omonimo Kevin Curren, finalista a Wimbledon nel 1985, quando da favorito perse contro l’astro nascente Boris Becker. In realtà però il tennis di Anderson è un virtuoso incrocio tra quello di Curren, per la fase offensiva, e quello di Wayne Ferraira, giocatore che gli appassionati più giovani ricorderanno certamente.

Anderson è infatti molto solido anche da fondo campo, specie con il dritto, in grado di diventare vincente con fluidità. Predilige ovviamente le superfici veloci, cemento ed erba, dimostrando uno scarso feeling con la terra rossa, che frequenta poco ovviamente.

Nella memoria di noi tutti la partita simbolo del suo 2015 sarà il quarto turno di Wimbledon, quando è andato davvero vicino ad eliminare Novak Djokovic, in un match giocato su due giorni che è stato in equilibrio fino alla fine.

Ma proprio questa capacità di giocare con continuità e grande self-control ha portato Anderson al decimo posto che occuperà da domani. Se infatti scorriamo il suo 2015, dopo un esordio non brillante a Brisbane (sconfitto al primo turno) osserviamo una serie impressionante di ottimi risultati. Negli Slam ha un terzo turno, due ottavi e un quarto. Nei 1000 un quarto turno (Miami) e due terzi turni. Una finale nel 500 e una semifinale, nei 250 invece una vittoria, una finale e due semifinali. Un ruolino di marcia invidiabile.

Una saggia programmazione infine, anche dovuta a motivi di salute, lo ha fermato dopo l’ottimo US Open (sconfitto da Wawrinka, ricordiamo) e lo rilancia ora per un finale di stagione assolutamente da giocare, per provare a soffiare un posto per Londra, magari da riserva, a Richard Gasquet. Sarebbe il degno coronamento di un 2015 che vede ancora una volta un giocatore alla soglia dei trent’anni trovare il suo miglior tennis.

Alberto Maiale

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