Kevin Anderson e il suo ritorno alle Finals

Kevin Anderson è pronto a tornare a Londra: dopo la quattordicesima posizione nella Race to London dell’anno passato, il possibile ritorno è segnato. Tre anni fa era 12°, oggi invece all’8° posto: dopo due anni di calvario, il sudafricano è rinato, ottenendo anche due finali Slam tra US Open e Wimbledon.
Intervistato dal sito dell’Atp, il tennista classe ’86, ha dichiarato come Londra sia un obiettivo sin da inizio stagione: “Mi sono prefissato e concentrato su questo obiettivo, sin da inizio anno: ottobre è quasi la fine della stagione, e servono gli ultimi punti per coronare questo sogno. Devo vincere per ottenere la qualificazione lavorando giorno per giorno: ci sono altri colleghi che lavorano per lo stesso obiettivo.”

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Il tennista sudafricano è appena uscito al torneo di Tokyo, dopo aver rimontato l’australiano Matthew Ebden e Francis Tiafoe, prima di perdere contro il sempreverde Richard Gasquet: le 6 semifinali dell’anno, le finali di Wimbledon, Pune ed Acapulco, oltre al trionfo di New York, fanno del 2018 la miglior stagione di Anderson. “Io lavoro ogni giorno, con lo stesso obiettivo, senza lasciarmi condizionare dall’avversario o la superficie: gioco sempre il mio tennis.” Dice il nativo di Johannesburg, sempre più convinto delle sue abilità: la rotta britannica era favorita ma occhio a John Isner e Kei Nishikori alle spalle. “Penso che una delle grandi cose sia che sono stato in grado di giocare il mio miglior tennis nei più grandi stadi dei tornei contro alcuni ragazzi che in passato mi hanno battuto. Lavoro sempre a piccoli pezzi e, col passare del tempo, penso che in alcune zone del mio gioco sia sicuramente migliorato “, ha detto Anderson. “Ma penso che la cosa più importante sia sicuramente più fiducia nel mio gioco, più fiducia nelle mie capacità come tennista e penso che durante tutta la mia carriera, uno dei miei più grandi attributi è stata la mia etica del lavoro. Penso onestamente che a volte ciò che cerchi, arriva, perché sei sempre alla ricerca di cosa migliorare.” Un giocatore che fa del lavoro il proprio mantra e che ora, merita il suo riconoscimento, dopo l’esperienza in Laver Cup: la O2 Arena londinese. “Anche a 32 anni, gli obiettivi possono essere raggiunti: non bisogna mollare, mai.” Un nome, un esempio!

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