Kevin Anderson, ritorno col botto: il 2020 sarà il suo anno?

Solitamente i botti esplodono la notte di Capodanno, per festeggiare la venuta del nuovo anno – o, in questo caso, del nuovo decennio -, illuminando i cieli di tutto il mondo e lasciando le persone con la bocca aperta e lo sguardo in su. Specie se lo spettacolo è come quello che ogni 12 mesi va in scena nella terra dei canguri, vedere per credere. Quest’anno, però, c’è stato un botto che non è esploso nella notte tra il 31 e l’1, ma ho fatto quest’oggi su un campo da tennis. Il suo nome è Kevin Anderson e, seppur lui non sia australiano ma sudafricano, gli spettatori rimasti a popolare le tribune della Pat Rafter Arena in quel di Brisbane si sono rifatti gli occhi. Non perchè il gioco di Anderson sia particolarmente divertente o elegante – malgrado riesca a fare cose fuori dal normale dall’alto dei suoi 203 cm d’altezza – ma perché il gigante di Johannesburg è tornato a disputare una partita di tennis dopo sei mesi d’assenza e lo ha fatto in grande stile: impegnando il numero due – fino a poco tempo fa uno – del mondo per due ore e ventitré minuti di gioco e disputando un match di altissimo livello, perso solamente dopo due combattuti tie-break.

Troppo facile dire “è solo un’esibizione” oppure “Djokovic non si è impegnato al massimo“; la verità è che il sudafricano ha lavorato duro in questi mesi per tornare ai suoi livelli ed oggi in campo lo ha dimostrato. Purtroppo per lui, il Sudafrica non ha potuto nulla contro la più quotata Serbia, anzi proprio la sua sconfitta si è rivelata decisiva ai fini dell’aritmetica per suoi avversari. Poco male. Superare un girone con Serbia e Francia era già difficile in partenza, ma recuperare la condizione e la forma, e magari riuscire a strappare una vittoria contro il Cile, possono rappresentare un buon punto di partenza per Kevin Anderson, ma anche per i suoi connazionali. 

Due annate fantastiche, il 2017 e il 2018 – indubbiamente le migliori della sua carriera – lo hanno visto raggiungere due finali slam, entrare in Top 5 e giocare le Atp Finals, raggiungendo persino la semifinale superata la soglia dei 30. Il fisico di Anderson, però, ha iniziato a chiedere il conto e, nonostante un ottimo esordio con la vittoria del torneo di Pune, nel 2019 Kevin ha preso parte ad appena cinque tornei in stagione, senza contare le esibizioni. La decisione di prendersi una pausa fino a fine stagione è maturata dopo la sconfitta al terzo turno a Wimbledon. Nel frattempo ne sono successe di cose, anzi è difficile scegliere da dove iniziare.

A fine estate si è sottoposto ad un intervento chirurgico al ginocchio destro, andato a buon fine. Il 27 settembre è nata sua figlia Keira, allargando la famiglia Anderson composta da Kevin, sua moglie Kelsey e l’inseparabile cane Lady Kady – che può vantare persino un profilo Instagram da oltre 4000 followers -. Infine, il sudafricano è stato premiato agli Atp Awards con l’Artur Ashe Humanitarian Award, un premio destinato al tennista che si dedica maggiormente agli altri, quindi alla beneficenza e al sostegno di varie associazioni.

Kevin Anderson

Anderson non è nuovo a gesti del genere e, come riporta Atptour.com, supporta First Serve, un’organizzazione che aiuta i bambini meno fortunati a Palm Beach County, ma anche Dezzy’s Second Chance Animal Rescue in South Florida e Ocean Conservancy’s Trash Free Seas Alliance. Inoltre, attraverso una collaborazione con Spark Ventures Anderson aiuta i bambini che vivono nelle zone più povere dello Zambia. Come se non bastasse, Kevin ha anche raccolto più di $100,000 lo scorso dicembre attraverso Cause for the Paws, mentre recentemente ha ospitato il suo terzo evento benefico, Courtside Cause, grazie al quale ha potuto donare oltre $90,000.

Un gigante dal cuore d’oro dentro e fuori dal campo, che punta a tornare in alto. Quale miglior motivazione dell’avvento del nuovo decennio – con ogni probabilità l’ultimo dove Anderson sarà un professionista – per giocarsi le ultime cartucce e confermare di poter ancora dire la sua nel circuito Atp! Rivederlo in Top 10 o in finale di uno slam? Utopia. Apprezzare un ottimo giocatore per ancora un paio d’anni e vederlo battagliare con i migliori tennisti del circuito? Più che plausibile, anzi è l’augurio che gli facciamo. Sperando che l’ottima performance odierna contro Djokovic sia solamente un altro punto di partenza, l’ennesimo dell’eterno guerriero sudafricano.

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