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Kyrgios: un passo oltre la vergogna

Diceva il grande Totò, ironizzando attraverso l’arma del surreale, che “ogni limite ha una pazienza”. Dal punto di vista logico nessuno si sognerebbe di dargli torto. Il genio napoletano non poteva però immaginare che il limite del surrealismo, non tanto quello della sopportazione dei tifosi nonché dell’etica sportiva, è stato ampiamente superato. Il match tra il tedesco Mischa Zverev, fratello più anziano e sfortunato della “next big thing” del tennis mondiale Alexander, e il numero 12 del seeding asiatico, ovvero l’aussie Nick Kyrgios, ha segnato il confine tra l’accettabile e l’inaccettabile su un campo da tennis. Il comportamento tenuto da Kyrgios, evidenemente non in vena di giocare a tennis, è noto a tutti. Per riassumerlo, basterebbe il video:

Purtroppo però le prestazioni, per così dire, offerte in campo, ovvero tutto il campionario di strafottenza e provocazione, un misto tra maleducazione e irritante stupidità, ha trovato un clamoroso “sequel” nella conferenza stampa post-match. Nel momento in cui un’assenza sarebbe stata quanto meno consigliabile, Kyrgios ha pensato bene di chiarire il suo punto di vista circa il suo comportamento. In sintesi: faccio quello che mi pare, chi è venuto a vedermi giocare non l’ho chiamato io (su questo in campo aveva dato già un assaggio della propria sagacia), non accetto consigli da questa gente dato che non hanno il talento per stare al mio livello e non mi pare di vederli nel circuito (pressappoco).

Un campionario degno davvero del Kyrgios-pensiero (anche qui, è doveroso aggiungere un “per così dire”). Non devo alcun rispetto, anzi, se non mi apprezzano possono anche andare. E poco male se hanno pagato un biglietto, nemmeno troppo economico per essere là, così come qualche milionata di persone che è abbonata a pay-tv in giro per il mondo, magari con l’obiettivo, tra gli altri di godersi lo spettacolo dei Master1000, o, guarda caso, se tra quelle persone nello stadio o a casa ci sono giocatori che (chissà come) sono suoi supporters e foraggiano con racchette e abbigliamento il suo munifico sponsor (che magari potrebbe pure fare qualche telefonata in Australia, giusto per fare un’operazione arcobaleno).

Difficile dire cosa sia stato più oltraggioso. Se qualcuno, e chi vi scrive in passato ha anche difeso la spacconata fatta nei confronti di Stan Wawrinka, pensa di poter trovare un minimo di giustificazione al comportamento dell’australiano, dovrebbe rapidamente rileggere la “Critica della Ragion Pratica” del buon Immanuel Kant. Gli altri come mezzo, e mai come fine. Ma Kyrgios non l’ha letto Kant (tra gli altri), e da buon ragazzo viziato pensa che il mondo gli giri attorno. Speriamo che l’ATP o qualsiasi agenzia per suo conto, decida di prendere provvedimenti contro questo giocatore. Potrà essere fortissimo, il prossimo numero uno, o qualsiasi altra cosa. Poco importa. Di certo, e senza spendere troppo tempo per dimostrare quello che è già evidente di per sé, questo stile cafonal (che ormai impera a tutte le latitudini) va fermato, perché è il peggior manifesto per il nostro sport.

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Alberto Maiale

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