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La calda estate di Andrej Rublev

Se guardiamo indietro a solo poche settimane fa, prima dell’estate, Andrej Rublev era un giovane di belle speranze che ancora navigava con qualche affanno fuori dai primi cento del mondo, alternando buoni risultati ad uscite di scena premature nei circuiti minori, non disdegnando i tornei Challenger nostrani, e qualche comparsata nel circuito “dei grandi”, fra cui la prima partita vinta in un Major in Australia ma anche varie qualificazioni fallite ai tabelloni dei tornei principali.

Un primo giro di boa arriva grazie alla wild card ottenuta per il torneo di Halle: siamo al 19 giugno e facendosi per la prima volta largo nel tabellone di un ATP 500, pur estromesso ai quarti di finale dal connazionale Karen Chacanov, sfonda per la prima volta il tetto della top-100.

RAPIDA ASCESA – È a questo punto che scatta qualcosa nel braccio, e soprattutto nella testa, del giovane russo che vive un’estate a mille all’ora. Sempre sull’erba, ma stavolta di Wimbledon, centra il suo secondo match vittorioso in uno Slam battendo al primo turno l’indomito Stefano Travaglia, in una partita al cardiopalmo chiusa solo per una manciata di momenti chiave al quinto set. Verrà estromesso al turno successivo, ma poco importa perchè per il giovane russo ogni sconfitta è una grande lezione e dimostra di imparare molto in fretta. Con la complicità di una certa dose di fortuna (che non fa mai male), entra nel tabellone dell’ATP di Umago come lucky looser. Non si fa scappare l’occasione e infila consecutivamente Berlocq, Andrej Martin, Fabio Fognini, Ivan Dodig e (ahinoi) Paolo Lorenzi in finale, centrando il suo primo successo ATP lasciando per strada solo un set al Fabione nazionale. Magicamente entra nella top-50, piazzandosi in posizione numero 49 e dimostrando come il suo tennis, pur ancora strutturato su un fisico acerbo e su colpi piuttosto grezzi, può dare del filo da torcere a giocatori esperti e navigati.

VERA SORPRESA DEGLI US OPEN – Ma la sorpresa più grande deve ancora arrivare, e si concretizzerà nel palcoscenico di New York agli US Open: dopo aver chiuso rapidamente la pratica del primo turno contro Aljaz Bedene, al secondo l’ostacolo è decisamente più importante. La sua strada si incrocia infatti con il fresco vincitore del Master 1000 di Cincinnati, Grigor Dimitrov, che ancora una volta è in piena estasi mediatica, con tutti i critici a tesserne le lodi, salvo poi farsi smentire ad ogni occasione. Il match stupisce un po’ tutti, perchè a fare la parte del ragazzino NextGen è il bulgaro, mentre sembra Rublev il bravo tennista.

Rublev mentre stringe la mano a Dimitrov, alla fine di un match concluso nettamente a favore del giovane russo in tre set.

Come dicevamo, il giovane russo impara in fretta e come è vero che <<il grande tennista si vede la partita successiva ad un’impresa>> Rublev ci accontenta per ben due volte. La prima contro Damir Dzumhur, contro il quale cede per la prima volta un set nel torneo, e la seconda contro il belga e testa di serie numero 9 David Goffin, di nuovo in tre set, dando una interessante prova di supremazia e contemporaneamente lasciando trasparire tutti i possibili margini di miglioramento del suo gioco. Arriva così per la prima volta ai quarti di uno Slam, il più giovane a farlo a New York dal 2001 (allora fu Andy Roddick); ad aspettarlo c’è però un’impresa più grande di lui: Rafa Nadal lo schiaccerà in 3 set (6-1 6-2 6-2), impartendo una grande lezione e chiudendo i suoi sogni di gloria, ma solo per il momento.

Finito il torneo, Andrej fa un ennesimo balzo in avanti in classifica, e si ritrova in posizione numero 37; vedremo dove potrà arrivare. Per adesso, visto l’expoit forse inaspettato anche per lui – nonostante abbia più volte sottolineato che grazie al team di professionisti di cui si è circondato da inizio 2017 si senta finalmente un vero pro – sarà già un buon risultato confermarsi su questi livelli.

GRANDE RISPOSTA – E per la conferma sarà imprescindibile un duro lavoro sul proprio gioco, che rispetto a quello dei suoi coetanei pare ancora un po’ acerbo soprattutto sul servizio. Per comprendere meglio come sono arrivati i risultati del russo in questa calda estate, possiamo fare ricorso a qualche statistica e vedere come, nonostante i vari margini di miglioramento sulle rotazioni, servizio e voleè, nel suo gioco sia già centrale la risposta al servizio avversario. Sarà anche numero 37 del mondo, ma dati alla mano ha già una delle migliori risposte del circuito, grazie alla quale ha vinto 1 game su 4 in risposta quest’anno e ha concretizzato addirittura il 45,5% dei punti break a sua disposizione, piazzandosi settimo nella speciale classifica che tiene conto di questo dato.

Come altri coetanei, questi grandi margini di miglioramento, se colmati, potrebbero proiettarlo in qualunque momento a contendere lo scettro NextGen ad Alexander Zverev. Sembra ormai chiaro a tutti che il tedesco è il numero 1 di domani, ma resta ancora da scoprire chi saranno i suoi grandi rivali. E Rublev potrebbe essere uno di questi.

Aureliano Fiorini

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