Da sempre i giorni dopo Natale gocciolano via veloci, tra bilance e bilanci, maglioni di lana, la neve fuori dalla finestra e la voglia di caminetto. Si ripensa all’anno trascorso con quel misto di gioia e malinconia, ma soprattutto si guarda avanti. Ebbene il 2020, bocciato senza appello, non verrà rimpianto né dimenticato, ma rimarrà lì come un punto fermo nella storia.
E i nuovi inizi, già speciali per natura, lo saranno ancora di più in questo giro di giostra. Dal punto di vista sportivo è stata una stagione anomala ma non sono mancate le imprese e le emozioni. Uno dei percorsi che abbiamo seguito con maggiore partecipazione è stato quello del giovane Jannik Sinner, al centro dell’occhio di bue dopo gli squilli del 2019. Proviamo a fare il punto con vista sul 2021, aiutandoci con le sue parole dell’intervista esclusiva rilasciata a Stefano Meloccaro di Sky. Nonostante dichiari esplicitamente – con il dovuto dispiacere – che le interviste ricadano proprio giusto giusto in quella piccola porzione che non ama della vita da professionista, Jannik sta prendendo dimestichezza con il circo mediatico, protetto dal suo carattere schivo e da quell’ironia forse non del tutto volontaria che scaturisce dal suo tono monocorde e dal suo aplomb imperturbabile. Almeno a me fa sorridere, ma forse sono strano io.
L’obiettivo dichiarato è la fotocopia di quello del 2020: giocare almeno 60 partite nel circuito. Il concetto non è scontato e ha implicazioni che vanno oltre il semplice numero. Il rischio di chi è nuovo del circuito è quello di collezionare batoste ai primi turni e di trovarsi a girovagare per il mondo senza riuscire a prendere ritmo e a trovare feeling con i campi, con gli avversari e con il proprio gioco, insomma sbattendo la testa a ripetizione come una mosca dietro a un vetro. Sinner lo sa bene perché ha assaggiato questa pillola nel primo scorcio di stagione (è uscito all’esordio in tre delle prime quattro competizioni disputate: con Ruusuvuori al Challenger di Canberra, poi con Paire a Aukland e con Ymer a Montpellier), ma ci ha messo poco a trovare le contromisure. Giocare tante partite significa fiducia, significa una buona relazione con i tornei, significa regolarità e tabelloni più facili, insomma è la strada maestra per migliorare: i titoli e la classifica arrivano di conseguenza.
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