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Lamine Ouahab: il semi sconosciuto che ha eliminato Kohlschreiber

Reduce dalla maratona di quasi cinque ore di Coppa Davis contro Ferrer di tre giorni prima, la testa di serie numero 3 del tabellone, Philipp Kohlschreiber, si è fatto sorprendere al primo turno dell’ATP di Marrakech, perdendo incredibilmente per 2-6 6-0 7-6 contro il tennista locale Lamine Ouahab.

Ouahab, algerino naturalizzato marocchino, oggi ha 33 anni ed è numero 617 del mondo. Da ragazzino però ha sempre mostrato grandi doti, arrivando anche ad essere numero 4 della classifica under 18. In quegli anni riusciva a sconfiggere giocatori come Gasquet e Berdych, senza dimenticare l’edizione junior di Wimbledon 2002 in cui arrivò in finale, eliminando un certo Rafa Nadal.

Negli anni a venire però, anche a causa di varie vicissitudini burocratiche che gli impedirono di giocare con regolarità, sul circuito maggiore non ebbe mai i risultati sperati, raggiungendo al massimo la 114esima posizione ATP nel 2009. Il marocchino però, con le sue 29 vittorie, è il giocatore che vanta più titoli ITF nel proprio palmares.

Certo, il giocatore appesantito sceso in campo ieri contro Kohlschreiber è sembrato lungi dall’essere un tennista professionista, soprattutto per quanto riguarda la condizione fisica. Ma non sono mancati i colpi di qualità. Ouahab, che non disputava un match ATP dallo stesso torneo di Marrakech del 2016, si è trovato subito sotto di un set, ma nel secondo è addirittura riuscito a rifilare un netto 6-0 al tedesco e a rimontare un break di svantaggio anche nel terzo. Sotto 2-5 nel parziale decisivo, ha infatti inanellato una incredibile striscia positiva che lo ha portato fino al tie-break conclusivo, conquistato poi per 7 punti a 3, dopo essere stato avanti 6-1. “Bisogna giocare fino all’ultimo punto, lottando fino alla fine”, ha detto Ouahab dopo l’incontro. “Sono stato un po’ sfortunato nel primo set ma ho sempre cercato di recuperare. Nel terzo set Phillip ha giocato meglio ed io sono stato costretto a rimontare. Alla fine, potevamo vincere entrambi”.

Per 5 anni sono stato senza allenatore, preparatore atletico e manager. Faccio tutto da solo, eppure riesco a competere contro giocatori forti”, ha proseguito Ouahab, che ora se la dovrà vedere contro Nikoloz Basilashvili, avversario che ha battuto proprio a febbraio. “Marrakech per me è una grande occasione”, ha detto ai microfoni di Sport360. “Non riesco ad essere costante, ma ho il livello necessario per battere dei top-100. Per ora non ho obiettivi di classifica. Cercherò solo di giocare più tornei possibile, diciamo tra i 25 e i 30. Più partite vinco a Marrakech, meno tornei piccoli dovrò giocare. Mentalmente però non sarà facile dopo un match come questo”.

Stando a quanto dice lo stesso Ouahab, giocare più tornei possibile è però stato sempre uno dei principali problemi della sua carriera. Venendo da un paese arabo è molto complicato ottenere i visti per viaggiare e, soprattutto, la federazione algerina non era nelle condizioni economiche tali da fornirgli un adeguato supporto. Ragione per cui, quattro anni fa, decise di lasciare il suo paese e, grazie alla moglie marocchina, di rappresentare il Marocco.

Grazie al cambio di nazionalità Ouahab è riuscito ad avere più supporto economico e a disputare più tornei, anche se per la maggior parte nelle vicinanze di Casablanca dove ha raccolto i maggiori successi della sua carriera. “Se adesso riesco ad ottenere il 15-20% del budget che mi serve per coprire le spese di una stagione, prima avevo zero. Sono algerino, così come la mia famiglia, ma a un certo punto vanno fatte delle scelte. Per esempio, da ragazzino avrei potuto scegliere di rappresentare la Francia, ma ho rifiutato perché volevo continuare a essere algerino. Ma nessuno se n’è accorto, né la federazione, né gli sponsor o le autorità”.

Il problema degli spostamenti, però, non sembra ancora risolto. “A volte è difficile viaggiare, mi è persino capitato di non poter andare a Wimbledon. Altre volte ho ricevuto il visto il giorno prima di partire, o addirittura il giorno stesso. Per noi arabi, certe questioni sono un problema. Non c’è niente da fare, se le cose resteranno così, difficilmente il mondo arabo potrà avere un buon giocatore

Riccardo Costarelli

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