Le ultime da Miami: tante conferme e brutti incidenti di percorso

Giorni ordinari, quelli appena trascorsi a Key Biscayne; dieci giorni di Sony Tennis Open che hanno ribaltato drasticamente ciò che era accaduto a Indian Wells, con le teste di serie che sono tornate a farsi valere dopo il passaggio a vuoto del recente 1000 californiano, anche se chiaramente c’è chi ha fatto meglio e chi ha deluso, anche solo un pochino. Inutile dire che per noi è “tutto buono” e ce lo mettiamo volentieri in saccoccia, per un analisi di ciò che è successo finora in quel di Miami, ma prima soffermiamoci su qualche notizia degli ultimi giorni, per poi dare il giusto spazio al tennis giocato.

Il torneo, che ha sede all’interno del magnifico parco naturale di Crandon Park, anche quest’anno ha potuto vantare una cornice di pubblico veramente impressionante, tanto che gli organizzatori hanno deciso di presentare un piano di investimento da quasi 50 milioni di dollari. “Alla faccia del bicarbonato di sodio!” direbbe il Conte De Curtis (Totò, insomma). La visione più ampia, a dire la verità, non chiarisce la posizione del 1000 di Miami: la immediata vicinanza con l’altro Masters di Indian Wells e le continue pressioni dei nuovi paesi in via di sviluppo, soprattutto dalla parte degli Emiri e degli Sceicchi, sembrerebbero poter mettere a rischio la sopravvivenza di un torneo così importante, per dare il là ad un nuovo cambiamento, sia di calendario che di importanza degli eventi stessi. Bel problema. Per questo, tuttavia, si è attivata l’organizzazione, che ha predisposto il maxi investimento progettando di ridisegnare le aree adiacenti ai campi, ampliare il centrale ed i campi immediatamente inferiori, il tutto senza andare a minare la sostenibilità di tali opere nei confronti della meraviglia di Crandon Park.

Ho una notizia bella e due notizie brutte.

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Purtroppo vi ho già dato quella bella. Nella notte di sabato, dopo la dura eliminazione subita da Guillermo Garcia Lopez, il francese Gael Monfils ha annunciato di volersi allontanare temporaneamente dai campi di tennis a causa di problemi personali che, a detta sua, ha bisogno di risolvere per tornare a giocare al meglio. “Giocare a tennis è ciò che amo di più al mondo, ma sono una persona emotiva e quando ho dei problemi non riesco a concentrarmi ed a dare il giusto senso alle cose”, ha dichiarato il francese. Nel tennis, dove vivi per più di 300 giorni all’anno in giro per il mondo con scadenze e promesse da rispettare, non c’è molto spazio per curare la propria serenità. C’è chi si mette una maschera, chi impara a conviverci e chi semplicemente non ce la fa e si ritrova ferito dentro, senza spazio utile per resettare e ripartire ogni volta. Noi ci auguriamo che il funambolo di Parigi riesca a trovare la miglior soluzione possibile, tornando al più presto ai livelli che gli competono, riuscendo a trovare la pace per vivere serenamente il proseguo della sua carriera.

Dalla padella nella brace. Questa è la storia di Juan Martin Del Potro e del suo polso sinistro, il più grande rivale che l’argentino abbia mai avuto. Dopo le mirabolanti imprese per recuperare dall’infortunio che lo mise ko nel 2010, a soli 25 anni Delpo dovrà superare l’ennesimo scoglio: il Dott. Berger, che lo aveva operato anche nel 2010, in quella occasione al polso destro, ha stimato il recupero in 6-8 mesi, con la possibilità di rivedere il gigante di Tandil in campo solo ad inizio 2015, se tutto andrà bene naturalmente. Per quanto sia stato benedetto con il suo grande talento, Del Potro non ha la fortuna dalla sua parte, ma lui è un lottatore nato e con il grande supporto dei fans e di tutto il mondo del tennis, non potrà fare altro che stupirci di nuovo tornando ad essere grande, come è stato e com’è tuttora.

Dedichiamoci adesso al campo ed a quelli che finora sono stati i suoi verdetti.

Al contrario di Indian Wells, come dicevamo in apertura, i più quotati hanno tenuto banco e, salvo le dovute eccezioni, si sono tutti ben comportati, costringendo gli outsider a dover sudare per conquistarsi la parte destra del tabellone. Premesse tutte rispettate nella parte bassa del tabellone, con i soli Gulbis, Verdasco e Kohlscreiber fuori al secondo turno dopo incontri comunque tiratissimi, tutti terminati al terzo set. Ai quarti approdano Federer, che ha lasciato solo 3 games a Gasquet, Nishikori che a sorpresa ha battuto grazie a due tie break Ferrer, Murray che ha estromesso piuttosto facilmente Tsonga, e Djokovic che non ha avuto troppi problemi con Robredo. Parte alta di tabellone che, orfana di Del Potro e Haas (al loro posto Becker e Lajovic che hanno davvero ben figurato!), ha lasciato qualche spiraglio in più, anche se non ci sono state grandi sorprese: Nadal ha facilmente superato Fognini e se la vedrà con Raonic, giustiziere di un Becker in forma smagliante, mentre Berdych, che ha sconfitto Isner abbastanza nettamente, se la vedrà con la (sempre meno) sorpresa Dolgopolov, che ha sorpreso Wawrinka negli ottavi di finale.

Anche nel circuito femminile tutto è sembrato filare liscio per le top: nella nottata di ieri sono già usciti i nomi delle prime due semifinaliste, ovvero Serena Williams, che ha battuto la Kerber in due set e la Sharapova che ha sconfitto una ritrovata Petra Kvitova. Nella parte bassa del tabellone è ancora tempo di quarti, con la Cibulkova che affronterà la Aga Radwanska (sconfitte rispettivamente Venus Williams e la sorpresa classe ’94 Svitolina), e la Wozniacki che se la vedrà con la cinese Li. Da segnalare, purtroppo, oltre al ritiro della Halep per un problema ad un piede, la prematura eliminazione della Pennetta, campionessa neanche dieci giorni fa in California per mano della Ivanovic, e una prova nuovamente negativa per le altre italiane in tabellone.

Un torneo che si è dimostrato spettacolare, sia per il pubblico, sia per le tante lotte ammirate in settimana: speriamo in un finale all’altezza delle aspettative anche se, con i giocatori e le giocatrici che restano concorrenti per il titolo finale, se ne vedranno davvero delle belle.

Vedere per credere.

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