Leconte: «se la Francia non si sveglia, farà la fine della Svezia»

Il tennis transalpino sta vivendo un momento di crisi e i suoi migliori giocatori sono in declino, logorati dall'età o faticano a rispettare le aspettative. La federazione francese, per mano del suo presidente Bernard Giudicelli, manifesta le sue preoccupazioni e altrettanto fa il francese ex numero 5 al mondo.

Non se la passano bene i francesi in questa fase della storia tennistica. Anche l’Us Open è stato molto deludente, a livello sia maschile che femminile. Ma è soprattutto l’andazzo dei maschietti a causare enormi preoccupazioni: Tsonga sta vivendo una delle fasi peggiori della sua carriera, Pouille ha abbassato il livello del suo gioco, Gasquet tornerà addirittura a giocare un challenger, mentre Monfils ha perso trenta posizioni in classifica. La Francia probabilmente arriverà in finale di Davis perché affronterà una Serbia completamente spoglia dei suoi giocatori migliori, ma la preoccupazione sale.

MANCA LA MENTALITÀ – Non è affatto soddisfatto Bernard Giudicelli al termine del primo anno a capo della federazione tennistica transalpina. Il numero 1 della federazione infatti già aveva attaccato i principali giocatori francesi dopo la brutta prestazione offerta al Roland Garros. E si ripete ora dopo che, all’US Open, la miglior performance tra i blues è stata offerta da Lucas Pouille, giunto al quarto turno e uscito sconfitto contro pronostico da Schwartzman. Giudicelli è abbastanza deciso sul punto: «c’è bisogno di cambiamento, diciamo sempre che forse in tre anni vinceremo uno slam, che forse è un ciclo. Ma così non va bene, la mentalità va modificata, sin da quando i giocatori sono ancora giovani» ha dichiarato alla Reuters a New York «dal dopoguerra ad oggi soltanto tre tennisti hanno vinto un Major tra i maschi e solo sei tra le donne (l’ultimo è Yannick Noah al Roland Garros 1983, ndr). Risulta inutile disquisire sulle perfomance tennistiche dei nostri giocatori, non riusciamo a vincere». La soluzione potrebbe essere offerta da un’attitudine diversa: «dopo smetterla di avere questo atteggiamento perdente. Per essere i migliori al mondo dobbiamo ad essere i migliori in casa propria e ottenere ottimi risultati al Roland Garros, dove i nostri giocatori possono usufruire anche del supporto del pubblico». E comunque il tifo non è detto sia sufficiente: «dobbiamo allenarci tutto l’anno sul rosso. Migliorare sulle terra significa migliorare su tutte le superfici, non serve solo a vincere i French Open».

Gasquet smash

LECONTE SUONA L’ALLARME –  Il presidente della federazione francese non è l’unico a sollecitare un cambiamento nel tennis d’oltralpe, anche l’ex numero 5 al mondo Henri Leconte è decisamente intimorito: «a parte Pouille, che comunque non sta giocando come l’anno scorso, la situazione attuale è completamente in declino e ciò è preoccupante» ha dichiarato l’ex tennista a Le Parisien «siamo una buona nazione, ma non lo siamo abbastanza per portare a casa gli Slam. I giocatori vanno responsabilizzati, non ci provano fino in fondo. Come siamo giunti a questa situazione? Pigrizia, semplicemente. Diciamo che va tutto bene e facciamo finta di non vedere le cose non buone. Smettiamola di sopravalutare i giocatori: sono talentuosi e hanno le potenzialità per ottenere tanto, ma oltre a ciò nonc’è nulla. Ci dobbiamo svegliare, lavorare in prospettiva, smettere di pensare al potenziale e concentrarci sui risultati. Ripartiamo da zero. Basta guardare a quello che stanno facendo in Canada. I nostri connazionali Louis Borfiga e Nicolas Perrotte (due allenatori che lavorano per la federazione canadese) ad esempio stanno facendo un ottimo lavoro. Bisogna che ci sia una base affamata, ambiziosa e in salute, altrimenti finiremo come la Svezia. Dobbiamo cambiare mentalità».

0 comments
  1. Ma la Francia non è messa male, ha diversi giocatori giovani interessanti, magari mancano i campioni per ora, ma basta aspettare, come mentalità sono sempre competitivi. La Germania, il Belgio, l’Austria sono messe bene, anche la Spagna. Noi avremmo giovani interessanti, ma bisognerebbe imitare nazioni come Giappone e Canada che tirano fuori il meglio da ogni giovane

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