L’iniqua divisione dei prize-money

Ora che la stagione tennistica è volta al suo termine è ora di bilanci. E non solo di carattere tecnico. Si, perché se è vero che i vari tornei principali hanno avuto diversi vincitori (su 4 Slam 4 vincitori diversi) i portafogli dei tennisti non si sono riempiti allo stesso modo. Va da sé che il numero uno del mondo, Novak Djokovic, avendo conquistato più punti avrà raccolto un prize-money altrettanto lauto, ma ciò che sorprende è la differenza tra i primi dieci e, senza allontanarci troppo, i giocatori piazzatisi tra il 21° e il 30° posto. La differenza è abissale: mentre i primi nella stagione in corso hanno guadagnato la bellezza di quasi 60 milioni di dollari, i secondi “solo” un sesto, appena 10 milioni.

Tutto ciò è ovviamente rapportato ai piazzamenti nei tornei, ma anche alla povertà, si fa per dire, dei tornei minori, dove il premio in confronto è davvero misero. Dalla 21° posizione in poi il totale va piano piano calando ma sicuramente in percentuale minore rispetto alla Top 10. Parlando di numeri quasi la metà del prize-money totale del circuito è diviso nella Top 10, di cui il 25% tra i primi tre, lasciando dunque le briciole al resto della classifica.

A conferma di ciò è curioso quanto sconvolgente il fatto che il numero uno guadagni più di tutti i tennisti francesi della Top 100 messi insieme (Tsonga, Gasquet, Monfils, Simon, Benneteau, Chardy, Mannarino, Roger-Vasselin e Paul-Henri Mathieu). Questo dato fa emergere l’eccessiva differenza di livello fra le categorie in gioco.

C’è anche chi ricopre alcune posizioni in classifica pur avendo guadagnato molto di meno di quanto avrebbe meritato. Questo perché se già nelle categorie più basse dell’ATP, come i 250, le risorse sono poche, figuriamoci nei tornei ancora inferiori come i Challenger o peggio i Futures. Tra i “Flop 10” troviamo Muller, Schwartzmann e persino i nostri Paolino Lorenzi e Simone Bolelli. Chi, al contrario, è in positivo in questo tipo di conteggio è Roger-Vasselin, seguito a ruota dal croato Ivan Dodig. Questo è possibile grazie al fatto che i sopra citati giocatori disputano spesso e volentieri anche tornei di doppio che permettono loro di arrotondare il guadagno.

Rispetto al passato la differenza di guadagni è abissale: basti pensare che tra i giocatori ritirati colui che guida la classifica dei “Paperoni” è Pete Sampras con la bellezza di 43 milioni di dollari guadagnati in carriera. Sembrerebbero un’enormità (e lo sono) ma non rapportati a quanto ha vinto fino ad ora l’attuale numero 2 Roger Federer, che guida la classifica con ben 88 milioni, più del doppio di Pistol Pete. Seguono a ruota Djokovic e Nadal, destinati, vista la più giovane età, a superarlo in questa particolare classifica.

Sarebbe opportuno ridimensionare questo scenario, cercando di redistribuire al meglio i premi anche alle categorie minori, buttando un occhio anche al di là del Tour ATP. Tra Challenger e Features infatti spesso le spese che un giocatore deve affrontare per partecipare a un torneo non gli garantiscono una vincita sicura, anche solo per rifarsi delle spese sostenute. Un cambio in questa direzione sarebbe utile anche per cercare di ridurre ulteriormente il fenomeno delle scommesse sui tornei minori, dove alcuni giocatori tentati dai soldi mettono a repentaglio la legalità e la sportività del tennis.

Di Simone Marasi

Simone Marasi

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