La partita disputata quest’estate al secondo turno del torneo olimpico di Parigi, sul Campo Philippe Chatrier del Roland Garros, resterà come l’ultima vera sfida, la numero 60, tra Rafael Nadal e Novak Djokovic. Quella giocata nel ricchissimo torneo-esibizione del Six Kings Slam, valida per stabilire il terzo e il quarto posto è più un saluto alla rivalità più giocata nella storia del tennis maschile. E infatti non comparirà nella lista degli scontri diretti. L’ha vinto Djokovic questo incontro numero 61 di Riad, in Arabia Saudita, con il punteggio di 6-2 7-6, classificandosi così al terzo posto, dietro a Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, nella prima edizione dell’evento.
Non un’esibizione nel vero senso del termine, ma una partita giocata per vincere, in linea d’altronde con tutto il resto del torneo. A tratti “romantica” dei tempi che furono. Iniziata a senso unico a favore di Djokovic e proseguita così fino all’inizio del secondo set, fino al controbreak di Nadal nel secondo game di questo parziale. Fino a quel momento era sembrato un match quasi superfluo, soprattutto a fronte di una rivalità del genere. Un match di cui entrambi bene o male conoscevano già il risultato, visto un Nadal in procinto di ritirarsi (dopo la Coppa Davis), vittima di colpi, i suoi, che hanno perso profondità e pesantezza.
La partita è sembrata sempre dipendere dall’attenzione messa in campo da Djokovic, e da quanto il serbo spingesse sull’acceleratore. Anche nel momento delle due palle break consecutive per Rafa sul 3-2. È stato il solito rifiuto della sconfitta che Nadal mette in ogni cosa che fa, ad offrire un secondo set più incerto e divertente. Il match point annullato sul 4-5, spingendo ogni palla, quando Nole ha servito per chiudere l’incontro, e un paio di accelerazioni di dritto in lungolinea, con tanto di esultanza, ce li siamo goduti perché saranno tra gli ultimi di Rafa su un campo da tennis.
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