Marcelo Rios rivendica l’Australian Open 1998

Correva l’anno 1998, periodo di Australian Open. La finale vedeva opposti Marcelo Rios e il ceco Korda, agli apici della propria carriera. Dopo aver sconfitto i rispettivi avversari i due si trovarono in finale, con la possibilità di conquistare per entrambi il primo Slam in carriera. L’epilogo lo conosciamo probabilmente tutti: Korda si impose nettamente in tre set con un triplo 6-2.

Ciò che fece cambiare le carte in tavola fu quello che successe pochi mesi dopo. L’ITF, infatti, squalificò il tennista ceco per doping. Korda fu infatti trovato positivo al nandrolone, sostanza anabolizzante bandita dalla stessa organizzazione tennistica. Lui si discolpò immediatamente, asserendo di avere quei livelli alti erano dovuti a un suo grande consumo di carne.

La sua tesi fu ampiamente confutata e la squalifica si rese pertanto inevitabile. Essa consistette in un anno e contribuì in maniera rilevante al suo ritiro dal tennis giocato a soli 32 anni. Molti furono i dubbi insinuati sulle sue vittorie precedenti, in particolare su quella vittoria in Australia dello stesso anno. Tutto ciò non ebbe seguito e il titolo australiano rimase comunque nella sua bacheca. Pochi giorni fa il finalista di quel torneo è tornato ad alzare la voce a rivendicare l’illegittimità di quel titolo.

Rios, affiancato anche dalla federazione cilena, ha ripreso quella battaglia, chiamando in causa anche l’ITF. Ricordiamo che recentemente proprio la federazione internazionale fu al centro di un dibattito sul conteggio delle effettive vittorie di Guillermo Vilas. Non si vede il motivo per il quale non debba prendere in esame la richiesta del tennista cileno per appurare questa situazione.

Molti sostengono però che, non avendo prove effettive che Korda abbia giocato l’Australian Open dopandosi, questa richiesta sia un buco nell’acqua. Anche perché, per gli stessi motivi, anche tutti gli avversari sconfitti dal ceco nel corso del torneo potrebbero avanzare una simile richiesta. Vedremo che sviluppi avrà questa vicenda ma a rigor di logica non dovrebbe avere molto seguito, per i motivi precedentemente descritti.

Di Simone Marasi

Simone Marasi

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