Medvedev è pronto a sfatare anche il tabù Finals

Daniil Medvedev, russo classe 96, ha appena trionfato a Londra nelle Nitto ATP Finals 2020 confermando un sontuoso finale di stagione e proponendosi indiscutibilmente tra i favoritissimi per tutti i tornei del 2021. La classe non gli manca, la classifica neppure (4) e i timori reverenziali sono vicini allo zero. Insomma, qualsiasi addetto ai lavori potrà concordare sul fatto che Medvedev sia tennisticamente pronto per imporsi definitivamente (ancor di più) nel circuito.
I dubbi, se di dubbi si può parlare, riguardano casomai un fastidioso “tabù” che negli ultimi anni colpisce puntualmente il vincitore delle Finals che una volta vinto il torneo londinese si ritrova in grosse difficoltà nell’anno successivo e non solo.

Daniil Medvedev

La “maledizione” delle Finals ha colpito già tanti colleghi illustri negli ultimi anni, alcuni sicuramente per demeriti propri, altri più semplicemente per sfortuna. L’ultimo in ordine di tempo è stato proprio il campione dello scorso anno, il greco Stefanos Tsitsipas, protagonista quest’anno di una stagione tutt’altro che esaltante, neanche minimamente vicina alle previsioni che giusto un anno fa si facevano per il suo 2020. Ok, le attenuanti in quest’annata particolare non mancano, ma il greco che chiude l’anno da numero 6 del mondo ha portato a casa un solo torneo, l’ATP 250 di Marsiglia a febbraio.
La maledizione era però iniziata qualche anno fa, più precisamente nel 2016 anno del trionfo sempre a Londra di Andy Murray. La carriera ad alti livelli dello scozzese si è bruscamente interrotta proprio con quella vittoria e ancora deve ripartire. Certo il caso dello scozzese classe 87 è del tutto differente rispetto ai motivi che hanno impedito di sbocciare ai vincitori che o hanno poi succeduto, colpito da numerosi infortuni e finito più volte sotto i ferri, ma tanto sta che la sua lanciatissima carriera non è stata più la stessa (oggi numero 118 del mondo).
Il 2017 è un anno particolare alle Finals, il titolo di Maestro va un po’ a sorpresa a Grigor Dimitrov che supera in finale David Goffin. Anche per il bulgaro quel titolo sembrava essere il preludio all’ingresso definitivo nel tennis dei primissimi, confermando diversi acuti che già erano avvenuto in passato e una classe che nessuno può negare. Invece anche per Grigor il trionfo a Londra è stato l’inizio della fine, una parabola discendente dalla quale si deve ancora riprendere.
L’anno dopo, il 2018 fu l’anno di Alexander Zverev, allora astro nascente del tennis tedesco. La carriera di Zverev ha avuto un seguito sicuramente diverso da quello dei due predecessori nominati ma anche qui alle aspettative (altissime) non sono seguiti i fatti. Il talento c’è ma è ancora troppo intermittente, il rendimento è sempre altalenante e è innegabile come il tedesco non sia ancora riuscito a fare il salto di qualità definitivo.
Di Tsitsipas abbiamo già detto ed ecco che si torna alle Finals 2020. Daniil Medvedev che molti definiscono un robot, con la sua freddezza spietata e il suo tennis sgraziato e allo stesso tempo geometrico ed efficace è chiamato a sfatare questo tabù.
Un anno così particolare è riuscito a tracciare una linea tra i grandi del recente passato e le nuove generazioni che sembrano adesso veramente pronte a prendersi il palcoscenico. Non bisogna poi dimenticare che Daniil Medvedev ha già giocato una finale Slam (New York 2019, battuto al quinto da Nadal) e vinto ben tre Master 1000 (ultimo Parigi Bercy poche settimane fa), ed è quindi già un attore principale del circuito. Attendiamo con ansia il 2021.

Alessandro Zecchini

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