Andy Murray è giunto al bivio decisivo della carriera. Al termine del match perso contro Bautista-Agut, l’ex numero uno del mondo ha aperto alla possibilità di tornare a Wimbledon per salutare definitivamente il tennis giocato. In occasione della conferenza stampa post partita, il tennista scozzese, interrogato sul futuro del movimento tennistico del suo paese dopo il suo ritiro, è stato molto duro, ma schietto, sottolineando l’incapacità del sistema sportivo locale nello sfruttare l’apice del successo del suo capofila per gettare le basi di un avvenire roseo.
Il pluricampione Slam ha analizzato con estrema chiarezza prospettive, problematiche e negligenze del panorama tennis in Gran Bretagna: “Da noi ci sono giocatori in grado di centrare obiettivi importanti, hanno il potenziale per fare bene e andare avanti nei vari tornei, ma alla fine è sempre il campo a giudicare. Attualmente si stanno facendo valere Edmund, Norrie, Evans tra i ragazzi e anche nel circuito femminile cominciano a vedersi buone cose da parte di Konta, Dart, Boulter e Watson. C’è però un aspetto preoccupante in chiave futura: la partecipazione in netto calo rispetto al passato. In Scozia negli ultimi dieci anni sono stati costruiti pochissimi campi al coperto, sembra una follia vista la popolarità di questo sport, ma è la realtà. Non sono sicuro che la Gran Bretagna abbia capitalizzato al meglio i successi che abbiamo raggiunto, in particolare con la Coppa Davis nel 2015. Devi avere strutture adeguate, i bambini devono giocare sin da piccoli per poter diventare dei buoni tennisti, ciò che conta è investire sul futuro“.
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