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Nadal e gli infortuni: una storia infinita

Una storia che ogni anno è uguale, che continua a ripetersi nella stessa maniera nonostante il tempo passi: Rafael Nadal e gli infortuni. Potrebbero scriverci un libro a riguardo, sicuramente sarebbe un best seller, a mani bassissime. Tutti quanti gli addetti ai lavori avrebbero piacere a sapere con certezza il come, il perchè e tutte le possibili curiosità in merito a Nadal, ma la verità è che non lo possiamo sapere, anzi, forse non lo sa nemmeno lui.

Ultimo di questa lunghissima lista, l’annuncio della rinuncia al Masters di Londra, a causa dell’operazione per appendicite, rimandata fino ad una settimana fa e giunta impossibile da rimandare in questi giorni, con il solito alone di mistero che contraddistingue ogni volta un infortunio dello spagnolo. Poco tempo fa, prima degli Us Open, Nadal annunciò la rinuncia allo slam americano e proprio su questo sito scrissi:
“Nadal negli ultimi anni ha saltato parecchi appuntamenti importanti, prima per un infortunio al ginocchio, poi per il polso, e poi per chissà quale altro problema. Chi osserva dall’esterno può vedere un giocatore che quando è in campo, spesso e volentieri, è devastante, ma si prende una serie di pause forzate di uno, due o più mesi, a inframmezzare il proprio cammino.

Doping? I sospetti come al solito ci sono, non è affatto una novità, ogni qualvolta che Nadal si trova di fronte ad un infortunio, ecco che i maligni arrivano come zanzare in una notte estiva. Tuttavia, anche se non si tratta di doping (però la cosiddetta mano sul fuoco personalmente non la metterei, visto le voci e tutte le cause per doping che hanno colpito la Spagna), qualcosa di strano c’è eccome.

Nadal è sempre infortunato. Una volta il ginocchio, l’altra volta la schiena, il polso, il piede e chi ne ha più ne metta. Sicuramente il tipo di gioco dell’iberico non lo favorisce alla prevenzione degli infortuni, ma così adesso sono un po’ tanti.
Per quanto concerne l’ultimo infortunio, quello che gli impedirà di partecipare allo slam americano, sembra che l’iberico abbia fatto il possibile, come conferma il suo medico:
“Inizialmente abbiamo parlato di tre settimane, ma alla data di oggi era impossibile recuperare per gli US Open. Rafael non sarebbe stato per nulla pronto a sopportare due settimane intense al meglio dei 5 set. In questi tornei si partecipa solo se si è al massimo della condizione”. Ed è questo il punto.

Osservando dall’esterno, sembra che Nadal non sia disposto a “rischiare” di fare figure troppo brillanti, cercando sempre un alibi ad un’eventuale sconfitta. Spesso, purtroppo, si sono visti tennisti completamente fuori fase trascinarsi in campo e prendere sonore batoste da carneadi o simili, senza però addurre infortuni o saltare il torneo per un presunto infortunio.

Sia chiaro, non sta a noi giudicare l’infortunio ed i problemi fisici di Nadal, ma adesso, obiettivamente, hanno un po’ stufato, soprattutto quell’alone di mistero che si crea immancabilmente ogni volta che Nadal si trova ad affrontare una situazione simile, in cui non c’è mai chiarezza di alcun genere”

Purtroppo, a due mesi di distanza, la storia è sempre la stessa, Nadal è infortunato, come succede ogni tre per due nel corso delle ultime stagioni, e tifosi e detrattori dell’iberico sono all’oscuro delle reali condizioni del maiorchino.
Lo spettro del doping, che nel tennis esiste come negli altri sport, ma viene tenuto nascosto (per credere, Cilic era infortunato, prima di scoprire la reale squalifica per doping…), c’è sempre e si fa sempre più fitto, soprattutto perchè Nadal è altalenante come nessun altro, alterna periodi nei quali è ingiocabile per chiunque ad altri in cui perderebbe forse anche da uno di quei cinquantenni che la domenica vanno al circolo per fare due scambi con l’amico e parlare del più e del meno.

Una situazione paradossale quella di Nadal, con i tifosi che si trovano ad amare(?) un giocatore che, nella mia personale opinione, continua a prendere in giro parecchie persone, con il suo gioco al “sto bene-non sto bene, torno-non torno etc”, cercando di rimanere sempre, anche quando non in campo, al centro dell’attenzione.

Tralasciando infatti la questione doping, Nadal sono anni che gioca metà stagione a livelli stratosferici, per poi sparire nei restanti mesi a curarsi un acciacco più che l’altro, oppure, come pensano i maligni, a “smaltire la carica”.

La verità? Ovviamente, si parla di Nadal, quindi questa è lontana dall’essere scoperta, oltre al fatto che l’entourage dello spagnolo non si sbilancia nemmeno nel dichiarare una virgola sulle reali condizioni e sui reali problemi dello spagnolo, che, ad oggi, sembra aver chiuso la stagione in anticipo.

Il brutto, inquietante allo stesso tempo, è che Nadal adesso è infortunato, si preparerà al meglio per la prossima stagione, vincerà a mani basse gli Australian Open, dominando Federer in semifinale in tre set e sconfiggendo Djokovic in finale nella classica maratona in cui uscirà alla distanza il talento dello spagnolo. Poi dominerà sulla terra, farà tre turni a Wimbledon finendo fuori dal numero 50, partiranno 74000 speculazioni su vesciche, infortunio al polso, slogatura di caviglia, sangue dal naso, emicrania e perfino un unghia del piede spezzata, probabilmente. E via col solito refrain, torno a Cincinnati, anzi no, faccio lo Us Open, però voglio recuperare al meglio, non sto bene quindi torno a Shanghai, però preferisco concentrarmi sul Master, ma non faccio neanche quello e arrivederci al 2016.

Una storia che non può andare avanti in questa maniera, in quanto non si è mai visto un giocatore che sta nelle prime cinque posizioni del mondo, che gioca metà stagione tutti gli anni, saltando dai due ai tre appuntamenti importanti e delle quali condizioni non si abbia un’idea precisa, salvo richiesta firmata, timbrata e approvata al Re di Spagna, ma solo se c’è la liberatoria di zio Tony, ovviamente, potremmo avere una risposta.

Nadal è dunque il solito giocatore, devastante in campo, quando gioca, misterioso fuori, ma forse è arrivato il momento di chiarire una volta per tutte l’enorme quantità di infortuni che lo attanagliano da anni. Ma si sa, la verità, noi poveri spettatori, non la sapremo mai…

Andrea Menozzi

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