Nadal ricorda Miami 2004: “Federer serviva e colpiva alla grande”

Il 2004 ha segnato l’inizio di una delle rivalità mediaticamente più affascinanti: un duello tra stili di gioco contrapposti, antitetici. Il bianco ed il nero, si mescolavano dando vita a battaglie epiche, incontri dal tasso tecnico altissimo, che in poco tempo avrebbero diviso gli appassionati in due vere e proprie fazioni: gli amanti dell’estetica, i puritani, e gli ammiratori del giovane maiorchino, che, appena 17enne, divenne da subito simbolo di lotta, tenacia.

Il giocatore, definito da molti come “il tennista più forte della storia”, si metteva a nudo di fronte alla sfrontatezza positiva, tipica di un teenager come Nadal, che aveva fame di vittorie. Due carriere che, nella loro splendida diversità, hanno valorizzato un’epoca tennistica, rendendola forse la più accattivante e la più travolgente fin’ora trascorsa. 23-11 i numeri, che non renderebbero però giustizia al compiersi di due leggende…

Nadal ricorda perfettamente il loro primo match a Miami, vinto con un doppio 6-3 dallo stesso maiorchino, che si affacciava per le prime volte su palcoscenici di tale rango. “Ero giovanissimo, molto di più rispetto a lui che già aveva esperienza ed aveva vinto uno Slam. Avevamo cose in comune, ma erano di più le differenze nel nostro tennis. All’epoca non avevo ancora un ottimo servizio, battevo in modo troppo lento ed utilizzavo male le rotazioni. Certamente rispetto ad adesso mi muovevo meglio, ero più giovane e soprattutto non avevo subito gli infortuni ancora. Mentre ricordo che lui colpiva molto forte, e in modo fluido.”

Stili diversi, impostazioni tattiche differenti, ma la stessa voglia di primeggiare e la stessa caparbietà di imporci l’uno sull’altro, lottando su ogni palla. Lui lo fece, rispose aggressivo e servì alla grande. Io cercavo di mettere in campo, contro Roger, quell’intensità e quella continuità che potevano iniziare a creare nella sua mente qualche dubbio. Gli ho fatto colpire sempre un colpo in più, nella speranza che prima o poi cedesse. Giocavo con passione, e penso che entrambi l’abbiamo fatto. In questo ci compensavamo.”

Giorgio Lupi

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