Nel 2020 nascerà il museo dedicato a Novak Djokovic

Per diverse ragioni Novak Djokovic non è, e probabilmente lo sarà mai, amato quanto le altre due leggende della nostra epoca. Proprio quei due, Roger Federer e Rafael Nadal, che hanno visto spezzato il duopolio da “Nole”, come lo chiamano gli amici. Il numero 1 del mondo ha infatti vinto 15 degli ultimi 35 Major, dall’Australian Open 2011 a Wimbledon 2019. Anche se a livello di pubblico paga ancora il confronto con i due rivali, in patria, la portata della rivoluzione messa in atto dall’affermazione totale di Djokovic è forse superiore a quella degli altri due. Perché dopo gli anni di guerra, Djokovic ha ridato alla Serbia qualcosa in cui identificarsi. E proprio per questo, il paese lo ringrazia. Nel 2020, infatti, il 32enne di Belgrado avrà un museo a lui riservato, come confermato dal padre, Srdjan, alla tv serba. Si celebrerà a dovere la sua carriera, e lo si farà in centro, nella via dedicata a Knez Mihailovoj.

 

EROE NAZIONALE – In Serbia, di Novak Djokovic si parla incessantemente dal 2008, anno del suo primo successo Slam, all’Australian Open. In quella stagione la popolarità divenne ancora maggiore quando l’allora 21enne si espose su questioni politiche. In piazza si scatenarono dei conflitti alla trasmissione del video in cui il campione considerava il Kosovo un paese serbo. A casa, Djokovic ha presto superato la fama di Jelena Jankovic e la bella Ana Ivanovic. Nel 2011, poi, è salito sull’Olimpo del tennis mondiale, vincendo tre Slam, tra cui il primo Wimbledon, che gli ha regalato anche la vetta del ranking. Proprio in quella occasione, Boris Tadic, capo di stato serbo era presente nel Royal Box del Centre Court. Perché quando un intero popolo comincia ad identificarsi con un connazionale, neanche i vertici della politica possono trascurarlo. E ora, otto anni dopo, un museo è il minimo che si possa fare rendergli onore. In una posizione peraltro centrale nella capitale serba, vicino al suo Tennis Center e alla Cattedrale di San Michele Arcangelo, non distante quindi dal Danubio. Orgogliosissimo ovviamente il padre, che ha evidenziato anche l’interesse dei turisti per la futura inaugurazione. In Cina soprattutto Djokovic viene idolatrato, in quel continente forse anche più di Nadal e al pari di Federer. E non è affatto casuale che l’annuncio del papà Srdjan all’emittente RTS sia arrivato dopo il quinto trionfo a Wimbledon. Il 16esimo Major è arrivato dopo i due match point annullati a Federer, nella più lunga finale della storia dei Championships, la prima decisasi al tie-break del quinto e decisivo set. “Ha dimostrato tutta la sua resistenza, mentale e fisica, è fatto della roccia più dura che ci sia”, lo ha elogiato il padre, che insieme alla madre ha allevato uno dei migliori tennisti di sempre. Forse il più grande dominatore, che quando è al meglio nessuno più sembra poter fermare da oramai un lustro.

Djokovic e il papà Srdjan

 

ALTRI MUSEI DEL TENNIS – Quello del 2020 dedicato alla leggenda di Belgrado, innamorato dell’Italia, sarà il terzo museo davvero importante dedicato al tennis. Spiccano infatti quello della Hall of Fame della racchetta a Newport e il ben più giovane Rafa Nadal Museum Xperience. Chissà che in Serbia non prendano spunto proprio da quest’ultimo, che conserva cimeli anche di altri atleti, soprattutto spagnoli e concede ai visitatori la possibilità di divertenti esperienze virtuali in 3D. Dal punto di vista museale però, il trio non potrà ripetersi almeno per ora, perché Federer non ha ancora strutture che conservino tutti gli oggetti più significativi della sua carriera. Al momento solo una vetrina al Museo Storico di Basilea. Anche qualche strada però a lui intitolata, come ad Halle, dove l’elvetico ha raggiunto per la prima volta il decimo successo in un singolo torneo. Museo o no, questo tipo di iniziative rende l’idea dell’era di cui siamo e siamo stati testimoni. Un’era che forse mancherà più di tutti un giorno ai serbi, che in Novak Djokovic ha il loro incontrastato miglior sportivo di sempre, peraltro molto difficilmente superabile.

 

DJOKOVIC TORNA A CINCINNATI – Nonostante la felicità che Djokovic possa provare nel vedersi amato e celebrato nella sua città, è tempo di tornare a pensare al campo. Il numero uno del mondo ha scelto di integrare nuovamente il preparatore atletico Marco Panichi nel suo team. Il 55enne italiano lo aveva infatti già affiancato dall’aprile 2017 all’aprile 2018 e lo sta già seguendo negli allenamenti di questi giorni in Spagna. Djokovic ha scelto per questo di saltare la Rogers Cup di Montreal, cercando di recuperare al meglio dalle fatiche di Wimbledon. Ci sono da difendere i titoli dello scorso anno a Cincinnati e allo Us Open. Questi gli obiettivi del futuro più prossimo, con l’idea che almeno parte dei suoi prossimi trofei possano essere ammirati dal pubblico nel suo museo, che aprirà le sue porte nel 2020.

 

Samuele Diodato

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