Nick Kyrgios, Storia di un Predestinato

Dalla primavera del circuito juniores alla lucida follia di Wimbledon 2014: oggi Kyrgios è l'astro più brillante del tennis per il prossimo futuro

Tennis. In un ragazzo “bravino”, con un grande potenziale, cosa si può trovare fin quando le speranze si trasformano in realtà? Cosa rappresentano i mesi di più o meno lenta ascesa, alla rincorsa di un posto tra i grandi? Basta poco per salire sul carro dei potenti, o tutto è sempre in continua discussione?

Nicholas Hilmy Kyrgios, per tutti “Nick”, nasce il 27 Aprile del 1995 a Camberra, in Australia, da padre greco, Giorgos, e da madre malese, Norlaila, la quale lo indirizza verso il tennis a sette anni suonati. Al tempo la sua icona sportiva era ancora Michael Jordan, mitico giocatore dei “Bulls” di Chicago, e la sua passione per il basket era grande, tanto che per Nick il tennis non era ancora un punto fermo. La svolta avviene nel 2009, al compimento del 14esimo anno di età: il tennis diventa una seconda pelle per il ragazzino di casa Kyrgios, e la strada da percorrere inizia piano piano a tracciarsi davanti a lui.

La maturazione di Nick ha inizio ed il primo successo in un torneo ITF, gli “Air Pacific South Pacific Open Junior Championships” nelle isole Fiji, arriva prima ancora di legarsi ad un’accademia, la “Australian Istitute of Sport”, la quale gli avrebbe aperto le sue porte solo due anni più tardi.

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L’impegno di Kyrgios è naturalmente incentrato sul circuito Juniores, con il terzo turno raggiunto agli Australian Open del 2011, i quarti di finale a Wimbledon ed agli US Open 2012, ed i vari tornei in giro per l’Australia, nazione che ha sempre dato molte opportunità ai giovani emergenti per mettere alla prova il loro tennis. I risultati non sono da subito eccellenti, ma le prospettive ci sono tutte e, mentre il fisico si forma e gli allenamenti iniziano a dare i loro frutti, arriva il 2013, anno in cui Nick si affaccia al grande mondo del tennis professionistico.

E’ nell’universo dei Challenger che Nick trova la sua dimensione: dopo la finale ad Adelaide, ecco il primo successo della sua carriera al Challenger di Sydney e, di li a poco, sarebbe arrivata anche la prima vittoria di un match ATP, grazie a tre sudatissimi tie-break contro Radek Stepanek ai French Open, prima di perdere da un Marin Cilic decisamente troppo superiore.

La ruota inizia a girare: senza una Wild Card per gli US Open, Nick arriva al tabellone principale, perdendo poi da David Ferrer, ed ottiene ottimi risultati anche in Davis Cup, con i due successi contro gli uzbeki Sanjar Fayziev e Denis Istomin. La stagione 2014, poi, è quella che ci riporta alla domanda iniziale, quella che conta davvero per valutare l’avanzata dei giovani in questo mondo: il dato statistico che fa effetto è quello delle vittorie di Kyrgios in un torneo dello Slam a confronto con quelle ottenute nel circuito ATP, visto che fino ad ora si registrano 12 successi nei vari Major, 15 se si considerano le tre vittorie nel tabellone di qualificazione per gli U.S.Open 2013, e solamente una vittoria nei vari 250 e 500 ormai risalente al torneo di Toronto, in Canada, contro il colombiano Santiago Giraldo, poco prima di perdere con un doppio 2-6 da quell’Andy Murray che se lo ritroverà davanti nei quarti di questi Australian Open 2015.

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Tale dato è estremamente interessante, anche se si potrebbe guardare da diversi punti di vista. Che il buon Nick si esalti solamente in eventi di grande rilievo, perdendo il suo appeal alla vittoria in palcoscenici meno importanti? Niente di più lontano dalla verità: la stagione 2014, quella etichettata come definitivo salto di qualità per il giovane aussie, è stata sicuramente la più importante, pensando inoltre che ai più serve ben più di qualche mese per imporsi regolarmente tra i top. Kyrgios è arrivato a fine stagione decisamente scarico, dopo avere annunciato alla stampa di casa di aver bisogno di riposo e di tornare a casa per rimettere a posto i propri pensieri dopo le vicende di Church Road, quando riuscì nell’impresa ormai nota di raggiungere i quarti di finale all’esordio dopo aver battuto Gasquet in una partita memorabile e Nadal negli ottavi, prima di cedere a Milos Raonic, senza dimenticarsi che era arrivato a Wimbledon dopo aver vinto partendo dalle qualificazioni il Challenger di Nottingham.

La fase di decollo è appena iniziata, dunque, e non servono altro che duro lavoro e continuità di rendimento per confermare di essere quel predestinato che ormai ha conquistato il cuore di tanti tifosi anche al di fuori del suo paese d’origine.

La sfida più grande sarà per lui quella di riuscire a stare dietro ai giganti del tennis, non solo in fatto di colpi stratosferici e gare di gossip, ma soprattutto per quanto riguarda una corretta programmazione ed una gestione del fisico e delle energie nervose.

La palla è sempre stata nelle sue mani, non deve certo partire da zero, e continuare su questa strada sembra l’unico vero obiettivo, senza pensare a record da infrangere o campioni da sfidare mediaticamente faccia a faccia. Tempo e umiltà, capacità e tempra; la vita fuori dalla calorosa Australia non sarà facile, ma il tempo stesso tifa per lui, e non ci sono segnali per pensarla diversamente. 

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