Nishikori e Goffin, quando vincere diventa un tabù

Kei Nishikori e David Goffin, con le finali perse domenica scorsa arrivano entrambi a toccare un record negativo di sconfitte consecutive nell'ultimo atto dei tornei. Semplice coincidenza o manca un po' di killer instinct ai due top 10?

Ammontano a 6 le finali consecutive in cui David Goffin e Kei Nishikori non riescono ad alzare al cielo nessun trofeo. I due top 10 nonostante i buoni piazzamenti nelle ultime stagioni non portano a casa il bottino pieno dal febbraio dello scorso anno quando il giapponese riuscì a trionfare nell’ATP 250 di Memphis.

I NUMERI – Se guardiamo i numeri del belga dobbiamo, invece, andare indietro di quasi tre anni, quando nel settembre 2014 trionfò a Metz. Di lì in poi 6 finali perse, l’ultima con Tsonga a Rotterdam, contro avversari tutto sommato alla sua portata. Ricordiamo a titolo di esempio i nomi di Mahut, Thiem, Kyrgios e Dimitrov, tralasciando quello di Federer, dove a Basilea è concesso ampiamente perdervi. A Nishikori, nonostante navighi da diversi anni a piani più alti del ranking, è toccata la stessa sorte, perdendo due volte da Djokovic, una da Nadal, e poi le ultime contro Cilic, Dimitrov e Dolgopolov. La sua bacheca conta comunque 11 titoli, di cui 6 ATP 250 e 5 ATP 500, oltre a una finale Slam e ben tre a livello Masters 1000. Gli ultimi 6 insuccessi per entrambi sono sintomatici e forse rappresentano un limite mentale, oltre che tecnico, a cui urge porre rimedio.

BUONI PROPOSITI – Quasi 27 anni per il belga, quasi 28 il nipponico, con la certezza che non si parla più di giovincelli e che occorrerebbe fare incetta di vittorie in questa fase della carriera, senza lasciare per strada troppe occasioni. Per entrambi c’è ancora molto tempo per sfatare questo tabù e lavorare su ciò che impedisce loro di raccogliere quanto seminato e portarli sul gradino più alto del podio al più presto. Per Nishikori il riscatto dovrà attendere visto che si è già arreso all’esordio contro Bellucci, al debutto nel torneo di Rio de Janeiro. Ad maiora, verrebbe da dire, perché di questi due giocatori non ci si ricordi solo dei periodi negativi e dei secondi posti, che purtroppo o per fortuna nella storia non trovano troppo spazio.

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