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Nole sotto pressione?

Nole Djokovic “under pressure”? Per dirla con i Queen contaminati da David Bowie, in effetti è difficile credere alle dichiarazioni che in questa settimana il campione serbo ha elargito a profusione per i media in conferenza stampa da Shanghai: “non mi importa la prima posizione mondiale”, “ho buone sensazione, voglio tornare a giocare al meglio”, “sono fiducioso per il 2017” et similia. Insomma, va tutto bene, madama la marchesa. Al netto di queste considerazioni però, c’è il campo, che per solito non mente.

Vi erano, infatti, due spie che avrebbero dovuto farci riflettere. Intanto la prestazione monstre offerta dalla spagnolo Roberto Bautista-Agut contro uno spaventato (ma non comico) guerriero come Jo Wilfried Tsonga. Un primo set che gli inglesi avrebbero definito “stunning”, con lo spagnolo in grado di far male al francese da ogni posizione del campo. Tennis audace, non d’attesa, timing da attaccante e profondo conoscitore della superficie. Un secondo indizio quel match di quarti di finale contro Mischa Zverev, ottimo giocatore in stato di grazia, ma che per un Nole in forma, non necessariamente in versione deluxe, non avrebbe mai rappresentato un ostacolo talmente alto da rischiare il capitombolo, come è avvenuto. E forse solo il braccio un po’ tremebondo del tedesco ha portato il match in quella direzione.

Due indizi di coloritura diversa: giornata di grazia di Bautista-Agut (anzi, settimana di grazia, per la precisione) o Djokovic in panne? Entrambe le cose, senza dubbio. Djokovic avverte che Murray ha messo nel mirino la prima posizione mondiale. Un atto dovuto, perché in un momento in cui Roger Federer e Rafa Nadal sono fuori dai giochi per le prime posizioni del ranking, le nuove leve arrancano tra limiti e errori di programmazione, l’obiettivo lecito dello scozzese è andarsi a sedere per qualche tempo sul trono ATP. Vero è che forse a Djokovic interessa vincere quanti più Slam possibile. Ma alzi la mano chi, dopo un dominio pieno come quello offerto dal serbo in questi ultimi due anni, scenda con disinvoltura da quello scranno, fischiettando che, “tanto mi importano gli Slam”. Nessuno, suvvia.

C’è il segnale del nervosismo sempre più evidente che da solo basterebbe ad indirizzarci verso questa interpretazione. Ci sono i problemi in famiglia, che se fungono da stimolo in positivo quando arriva stabilità e prole, vedi Murray ma anche lo stesso Djokovic, possono essere un limite oggettivo quando l’unione scricchiola. C’è, e pesa, la mancata conquista di uno Slam annunciato e perso di fronte alla mina vagante del Fab Four, Stan Wawrinka. Insomma, c’è pressione, e Nole l’avverte tutta. Se Murray porterà a casa il torneo di Shanghai, si accorcerà di parecchio la fetta di punti che separa i due in classifica (1500 punti circa), e con un altro Master1000 in arrivo, e le Atp Finals che chiuderanno la stagione, si possono aprire scenari interessanti in chiave 2017.

Alberto Maiale

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