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Novak Djokovic, la rinascita di un campione

In molti lo avevano dato per spacciato, anche i suoi stessi tifosi temevano di averlo perso, almeno ad alti livelli, ma lui è riuscito a smentire tutti ancora una volta. Novak Djokovic ha superato il periodo peggiore della sua carriera, condito di infortuni, operazioni e problemi personali.
Si dice che nel tennis una volta compiuti i 30 anni il declino sia inevitabile, per motivi fisici o per altro. Negli ultimi anni, però, i dati ci hanno mostrato come l’età media nel circuito stia aumentando, tant’è che tutti i campioni slam all’attivo sono over 30.
A sfatare il mito, tra tutti, sono stati Roger Federer e Rafael Nadal: lo svizzero sembra aver ritrovato una seconda giovinezza nelle ultime due stagioni a ben 35 anni, mentre Nadal ha superato alla grande un periodo tragico dal punto di vista mentale tra il 2015 e il 2016, proprio a 30 anni.

L’INIZIO DELLA CRISI – La stessa sorte è toccata a Novak Djokovic, che dopo aver raggiunto picchi di rendimento quasi irripetibili, è precipitato in un vortice di sensazioni negative a cui si sono aggiunti vari problemi fisici. La sua crisi ha avuto inizio dopo la vittoria del Roland Garros 2016, che gli ha permesso di completare il Career Grand Slam. Da quel momento in poi sono arrivate sconfitte inaspettate, come quella con Querrey a Wimbledon, con Del Potro alle Olimpiadi, con Wawrinka agli US Open per citarne alcune. I risultati non sono migliorati nel 2017, anno in cui è stato costretto a fermarsi per ben 6 mesi fino a inizio 2018. Non si può dire che le cose siano migliorate nel primo semestre dell’anno: il Nole visto fino al Roland Garros era solamente l’ombra del giocatore ammirato nel 2015. I problemi fisici erano appena una piccola percentuale se paragonata ai problemi sotto l’aspetto mentale che ha dovuto affrontare: tanto nervosismo, poca voglia di stare in campo a lottare, ma soprattutto poca fame di vittoria. L’aspetto puramente tecnico era solo un riflesso di tutti questi aspetti, infatti i vari tentativi di modifiche al suo team si sono rivelati inutili. Senza queste armi fondamentali il suo gioco si è rivelato estremamente debole, il suo atteggiamento negativo ha dato fiducia agli avversari che sono riusciti a batterlo. Tante, troppe le sconfitte inspiegabili subite da giocatori modesti, che in condizioni normali sarebbero stati regolati senza problemi. 

L’IMPROVVISA RINASCITA – Sull’erba di Wimbledon qualcosa è cambiato. Match dopo match le cose sono andate sempre meglio per Novak, e la clamorosa eliminazione di Roger Federer non poteva che dare spazio ad una ennesima vittoria per il serbo. A inizio torneo in pochi avrebbero potuto immaginarla, ma un campione del suo calibro non dimentica come vincere; può attraversare una fase buia, ma in qualche modo troverà sempre il modo di risorgere dalle ceneri.
Da Londra in poi, Djokovic ha vinto Cincinnati, gli US Open e Shanghai. L’unica e ultima sconfitta da luglio a oggi risale alla Rogers Cup contro uno scatenato Stefanos Tsitsipas, che poi avrebbe raggiunto la finale.
I 6000 punti raccolti in soli 4 tornei permetteranno a Nole di tornare finalmente al primo posto in classifica, grazie anche ai continui infortuni di Rafael Nadal, costretto a saltare gran parte dei tornei in programma. 
Se il suo fisico glielo permetterà e se la motivazione resterà alta e costante, il divario in classifica tra Djokovic e Nadal/Federer potrebbe ampliarsi sempre di più: il serbo difende pochi punti fino a metà 2019, soprattutto nei tornei che contano. Non ci resta che attendere e goderci quello che è uno dei periodi migliori della storia di questo sport.

Andrea Lombardo

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